È caos sulle ordinanze che vietano i botti
BELLUNO. Ordinanze contro tutti i fuochi, anche quelli causati da razzi, petardi e fuochi d’artificio. Ma è caos tra i sindaci alle prese da un lato con una circolare della Protezione civile regionale che lancia l’allarme siccità e lo “stato di grave pericolosità per gli incendi boschivi”, e dall’altro con la circolare del ministero dell’Interno in cui si reputano illegittime le ordinanze contro botti o fuochi artificiali.
Cosa fare? Bisogna rivolgersi alla Prefettura perché vagli i singoli provvedimenti comunali e dia l’ok. Fin qui tutto bene se non fosse che l’ok, per coloro che hanno inoltrato l’ordinanza prima di Natale, deve ancora arrivare e quindi è impossibile sapere se il documento è legittimo o meno. E intanto il tempo stringe. I sindaci bellunesi, a macchia di leopardo, hanno iniziato a muoversi, pubblicando chi ordinanze chi avvisi firmati dagli stessi primi cittadini o dal capo della polizia locale, come nel caso di Cortina e in Alpago.
«Da un lato il ministro, che sta a Roma, mi dice che non possiamo emanare l’ordinanza che vieta i fuochi (e mi auguro che in questo modo non si voglia dare un supporto alle lobby pirotecniche)», spiega il primo cittadino di Calalzo, Luca De Carlo, uno dei primi a pubblicare l’ordinanza di divieto di accensione fuochi, «dall’altro la Regione, che agisce sul mio territorio, mi dice che c’è un allarme siccità. Allora io come sindaco e quindi come referente principale di Protezione civile e come ufficiale del governo devo attenermi a quello che dice Roma o a quello che dice Venezia? Nel frattempo attendo dalla Prefettura il via libera, che tarda a venire. A questo punto», ammette De Carlo, «se succederà qualcosa, qualcuno mi sentirà urlare senza bisogno di telefono e qualcuno, che non sarò io, pagherà per eventuali danni».
Del problema è stata investita la Prefettura di Belluno che ha studiato il caso, inviando a ciascun amministratore una circolare in cui si analizza la questione e si danno dei suggerimenti su quali elementi devono essere tenuti in considerazione. Nella circolare prefettizia, infatti, si evidenzia che tutti gli atti adottati da soggetti diversi dal sindaco, come ad esempio il responsabile del servizio di polizia locale, devono essere ritenuti illegittimi. Inoltre si richiama l’importanza del carattere “contingibile e urgente” (come previsto dall’articolo 54 del Tuel) del provvedimento cioè la limitazione deve essere dettata da una situazione del momento e quindi come tale deve avere una valenza limitata. La motivazione, quindi, deve esser riportata nel provvedimento, e deve essere legata ad un pericolo probabile. Ma, come dice la Prefettura, “l’ordinanza non sarà legittima se le condotte che vieta sono già sanzionate da regolamenti di polizia urbana”. A questo punto la confusione è totale.
I sindaci si stanno muovendo in ordine sparso: non tutti hanno pubblicato un avviso o un ordine per evitare i fuochi in caso di siccità. D’altra parte, però, la nota regionale è chiara e interessa in particolare tre territori, Belluno in primis, Treviso e Vicenza. L’ultima parola spetta alla Prefettura.
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