E' salva l'Ostetricia di San Candido
Ma la Provincia di Bolzano imporrà al Comune di partecipare alle spese

L’ospedale di San Candido
CORTINA.
Il sospiro di sollievo è doppio, nel "ricco" Alto Adige e nel "povero" Veneto: il reparto Ostetricia dell'ospedale di San Candido è salvo (anche se, per ora, solo a determinate condizioni). «La linea dell'esecutivo di Palazzo Widmann», ha detto presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Luis Durnwalder, «resta quella di mantenere attivi solo i reparti che effettuano almeno 300 parti all'anno. L'unico a rischio, a questo punto, sarebbe quello di San Candido, dove ci si ferma a quota 211 (anche se ginecologi di quel reparto fanno sapere, a margine, che nel loro ospedale partoriscono in media da 250 a 270 donne l'anno, e non 211). Ma l'assessore Richard Theiner ha avviato delle trattative con il sindaco di San Candido, spiegandogli che, se vorrà mantenere il suo reparto, dovrà coprire la differenza di costi. Insomma, detto in soldoni, se San Candido vorrà tenersi Ostetricia dovrà comunque pagare». E le trattative - non c'era alcun dubbio - sono già a buon punto. Dunque buone notizie anche per Cortina, le cui donne nella stragrande maggioranza dei casi partoriscono proprio a San Candido. E, per una volta, ottiene soddisfazione quella periferia che punta i piedi, che fa scattare furibonde raccolte di firme, che mobilita i Freiheitlichen, il Bauernbund, i sindaci dell'Ampezzano, del Comelico e del Tirolo e la spunta. Resta però quel piccolo punto di domanda legato alla disponibilità del sindaco di San Candido ad accollarsi una parte delle spese. Un balzello che però, secondo i ginecologi di San Candido, a conti fatti può anche starci; e al pagamento del quale non dovrebbe essere l'unico deputato il sindaco di San Candido. «Dovrebbero contribuire anche i sindaci dell'Ampezzano e del Comelico, e pure quelli del Tirolo», spiegano, «visto che qui da noi arrivano un po' da tutte le parti, e anche da oltre confine. Anzi, invitiamo la politica a darsi da fare per stabilire che le assicurazioni austriache valgano anche qui». Cristiano Mazzi, ginecologo all'ospedale di San Candido ed aiuto insieme a Georg Prantner del primario Hartmann Aichner, si dice allibito dalle polemiche. «Durnwalder doveva eventualmente dire che non c'erano i soldi per tenere aperta l'Ostetricia, ma non che gli ospedali che fanno meno di 360 parti l'anno sono pericolosi; perché così ci dà degli incapaci e questo non lo accettiamo. Il sistema della soglia minima è anche corretto, ma non salva né l'esperienza, né la professionalità. La nostra equipe, che segue dai 250 ai 270 parti l'anno, autentico gioiellino di professionalità dato l'indice di gradimento delle pazienti, ha formato medici che lavorano ora a Bolzano. E siccome a San Candido esiste l'assistenza di base, ma non la specialistica, ci capita di mandare delle pazienti a Bolzano e magari di parlare al telefono con medici ai quali abbiamo insegnato a fare il cesareo». E c'è dell'altro. «Sembra che a San Candido ci si sollazzi. Siamo in 3 invece dei 4 previsti, e questo da 18 anni, col conseguente carico di lavoro. Poi, visto che abbiamo centrato gli obbiettivi della day surgery che ci costringe a lavorare il doppio al doppio della velocità, passiamo anche per stupidi perché risultano letti vuoti». (an.gr.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Leggi anche
Video