È sempre polemica sul raduno dei quad

Falcade. Mountain Wilderness attacca: «Avvisati il giorno prima». Il sindaco Costa: «Tutto secondo le regole»

FALCADE. Mountain Wilderness attacca, gli organizzatori sono contenti della riuscita dell’evento, il Comune parla con le carte. La manifestazione “Quad in quota” svoltasi per la terza volta sabato nei territori comunali di Falcade, Canale, Vallada e San Tomaso coinvolgendo 50 quad provenienti da 21 province italiane torna a far discutere. Mountain Wilderness, associazione ambientalista che sia nel 2017 che nei giorni scorsi aveva dato battaglia lamentando i rischi per l’ambiente, si è fatta sentire all’indomani dell’evento.

«Abbiamo appurato gli evidenti danni apportati al cotico erboso, alla viabilità pubblica, perfino nel cuore di una vasta torbiera dove i Quad hanno distrutto i formicai che rappresentano un prezioso indice della qualità ambientale del luogo».

Gli ambientalisti spiegano pure di aver riscontrato l’avversione alla manifestazione di “tantissimi soggetti” non meglio precisati.

«Allevatori o boscaioli, ma non solo hanno sopportato malvolentieri l’evento. Ci hanno fornito descrizioni degli organizzatori molto negative, come gente che pretende l’utilizzo del territorio, senza mai scendere dal mezzo per pulire una canaletta o ripristinare un danno fatto».

Le foto diffuse dai membri dell’associazione mostrano i segni delle ruote dei quad lungo le strade silvopastorali che, a loro avviso, sarebbero in “uno stato pietoso”.

«Non si curano i drenaggi dell’acqua, le canalette sono distrutte, verso Flora alpina si sono asfaltati 300 metri di viabilità, su pendenze sempre superiori al 18%, senza canalette. I boschi versano in uno stato di quasi abbandono. Riteniamo che la cura della viabilità e delle superfici boscate sia la vera emergenza che queste amministrazioni devono affrontare, non certo dare il via libera a iniziative che verso la montagna mostrano solo aggressione».

Alle accuse di aver deturpato l’ambiente, l’associazione Quad in quota, organizzatrice della manifestazione, risponde senza alzare i toni.

«Abbiamo percorso 100 chilometri – dice il presidente Moreno Tomaselli – se quello che documenta MW sono 10 metri di tracciato vuol dire che davvero i danni creati non sussistono. Ci sono strade silvopastorali più curate e altre meno curate: nel secondo caso è chiaro che i segni delle ruote restano».

Mountain Wilderness (che se la prende pure con la Società Impianti Falcade-Col Margherita, rea, a suo avviso, di aver concesso le autorizzazioni «per l’assalto alle alte quote, attraversano proprietà pubbliche e private, delle quali posseggono solo la concessione d’uso per l’attività sciistica») chiede comunque alle amministrazioni comunali il ripristino dei luoghi. MW lamenta pure una poca trasparenza da parte delle stesse amministrazioni comunali.

«I Comuni – dice MW – hanno ritardato la trasmissione di ogni informazione alla associazione. Le autorizzazioni richieste ci sono pervenute il giorno prima, venerdì 8 giugno, tutte assieme, solo dopo la nostra diffida di denuncia alle amministrazioni pubbliche per omissione di accesso ad atti pubblici».

Il sindaco di Falcade spiega come sono andate le cose.

«Il 22 maggio MW chiede l’accesso agli atti – dice Michele Costa – noi, come da regolamento, chiediamo agli organizzatori se, entro 10 giorni, hanno opposizioni da fare. Gli organizzatori si oppongono, ma noi, valutando che l’autorizzazione è un atto pubblico, l’8 giugno la trasmettiamo a MW. Siamo molto tranquilli. Diffida o non diffida, a termini di legge avremmo potuto rispondere anche il 20 giugno».

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