È ufficiale, colpo di spugna sul processo a Vettorel
FELTRE. Rinviato ufficialmente a data da destinarsi. Dopo la sospensione di fine febbraio del processo a carico di Fabio Vettorel, a quasi due mesi di distanza è arrivato sulla scrivania degli avvocati tedeschi Gabriele Heinecke e Arne Timmermann il decreto del tribunale distrettuale di Altona, ad Amburgo, che ratifica la decisione, sottoscritta in data 3 aprile. Come già preannunciato nell’ultima udienza del 27 febbraio, la giudice Wolkenhauer, all’epoca incinta di 5 mesi, non ha nominato né un togato alternativo, né ha chiesto di esserne affiancata per garantire l’approdo a sentenza, costringendo di fatto la cancelleria a cassare il dibattimento condotto finora e a nominare un nuovo magistrato, una nuova corte e a istruire un nuovo processo, con fascicoli tutti da riempire, testimoni da riascoltare e prove da raccogliere.
Di nuovo. Ad oggi infatti non è ancora stata fatta richiesta di archiviazione, perché la giudice era probabilmente convinta della colpevolezza dell’attivista italiano. Vettorel vive nell’incertezza di arrivare a sentenza, che sia favorevole o contraria. La data della nuova udienza non è ancora stata fissata, ma come ipotizzato in un primo momento, potrebbe arrivare in autunno. Vettorel e la madre Jamila Baroni sono tornati in Italia subito dopo la conclusione della prima fase del dibattimento, in attesa che la situazione si delinei e quindi di capire quali saranno i prossimi passaggi processuali. Fabio Vettorel, operaio 19enne di Feltre, è stato fermato ad Amburgo all’alba del 7 luglio dello scorso anno mentre manifestava contro il G20 in un corteo sulla Rondenbarg, caricato poi dal corpo di Polizia Blumberg. Assieme a lui anche la feltrina Maria Rocco. Entrambi sono stati arrestati e portati in carcere, lei per un mese, lui per quattro e mezzo, con tre capi di imputazione (resistenza a pubblico ufficiale, lancio di oggetti pericolosi e disturbo grave della quiete pubblica) e la giustificazione alla misura cautelare dell’evidente pericolo di fuga.
Il dibattimento, partito il 7 novembre ad Amburgo, è stato contraddistinto da testimoni poco chiari, assenza concreta di prove (solo ricordi e supposizioni), impianto d’accusa approssimativo e parziale, condizionato da evidenti pregiudizi quali le presunte “carenze educative” di Fabio e l’attribuzione di una “indole violenta” , pronunciata in assenza di alcuna perizia psichiatrica. Tanto che dopo 4 mesi di discussione ancora non si era giunti a formulare una vera e propria requisitoria, mentre la difesa stava infilando in aula i primi testimoni. Non resta che aspettare e ripassare gli appunti.
Francesca Valente
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