«È un indebolimento fortissimo»

Per Sperandio il nostro territorio avrà una crisi di rappresentanza

BELLUNO. «L’abolizione delle Province è un indebolimento fortissimo per il bellunese». Ne è convinto Gino Sperandio, avvocato, presidente dell’Associazione nazionale partigiani di Belluno, ma anche ex deputato con il Prc. «Il nostro territorio, con questa riforma costituzionale, si ritroverà in una seria crisi di rappresentanza che si era già verificata con la trasformazione in ente di secondo grado».

Il Pd sostiene che le aree vaste porteranno più autonomia alla montagna.

«Le rassicurazioni del Pd sulle aree vaste e sull’occhio di favore per la montagna sono solo a parole, perché nel testo non ve ne è traccia. Inoltre vorrei capire per il Veneto cosa si intende montagna: il territorio che va dalla Lessinia a Sappada? Il problema vero di questa riforma è il governo del territorio, perché si indeboliscono gli enti locali e questo colpisce ancora di più zone deboli come la provincia di Belluno. Le Province come ente intermedio consentivano a zone come il bellunese di avere una rappresentanza politica significativa. All’abolizione di questi enti si aggiunge quella del Senato elettivo con la creazione di un collegio elettorale che mette Belluno insieme alla parte alta di Treviso, che ha problematiche del tutto diverse».

Lei sostiene che le scelte degli elettori si riducono notevolmente?

«Se si aggiungono i capilista bloccati, le scelte dei cittadini vengono del tutto annullate. E la legge elettorale non è ininfluente com’era quando c’era un assetto istituzionale forte. C’è un piano di accentramento che evidenzia il disegno del governo di rafforzarsi, a scapito del ruolo del Parlamento e degli enti locali. La riforma prende atto di ciò che sta avvenendo da anni. Il bicameralismo non ha mai impedito di fare leggi velocemente, quando una legge non si fa è perché non c’è la volontà della maggioranza. Io credo che la riforma porterà a un bicameralismo confuso, perché i ruoli del Senato restano numerosi e con tante materie concorrenti. In caso di disaccordo ci sarà un ulteriore intasamento della Corte Costituzionale, che tra l’altro sarà in parte eletta da persone non elette».

Come interpreta l’art. 34 che esclude da futuri incarichi gli amministratori che creano un dissesto finanziario nei loro enti?

«Prendiamo la Raggi: rischia di caderci dentro perché ha ereditato un Comune che è già in dissesto a causa di altri prima di lei. E se fosse il governo a causare il dissesto tagliando i fondi? La Costituzione dovrebbe garantire l’autonomia e l’indipendenza di ogni organo istituzionale. La riforma contiene norme ragionevoli e positive, tipo l'abolizione del Cnel, ma occhio alle norme civetta, perché questa non è una revisione, ma un cambiamento complessivo che crea confusione e scelte politiche pericolose».(i.a.)

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