Ecocardiogramma obbligatorio, è protesta

Le società feltrine criticano l’Usl per l’eccesso di zelo con i bimbi che svolgono sport amatoriali

FELTRE. L’eccesso di zelo dell'Usl di Feltre può piacere alla federazione dei pediatri, un po' meno ai genitori, che pagano il ticket: parliamo della prescrizione dell'elettrocardiogramma a riposo per tutti i bambini e i ragazzi che svolgono attività sportiva amatoriale. «Ma questa non è legge dello Stato», protestano le società sportive che, interpretando perplessità e lamentele dei genitori, sono andate a guardarsi la normativa cogente.

«Per la trasformazione in legge del decreto Balduzzi dell'8 agosto emanato dal ministro Lorenzin, mancherebbe tuttora il visto della Corte dei Conti. Quindi nulla cambia rispetto alla normativa in vigore». A questa conclusione sono arrivati i dirigenti delle società sportive del Feltrino, che chiedono un chiarimento con l'Usl in merito alla situazione che si è venuta a creare: potenzialmente, infatti, ci sono fino a 4 mila visite con ecocardiogramma a riposo, tenuto conto del target di popolazione in età pediatrica, che rischiano di essere fatte per niente. O meglio: «Noi possiamo anche condividere le linee guida dei pediatri che prescrivono visita medica con ecg ai ragazzini al fine di escludere aritmie in atto», premette Angelo Marchet presidente di Ondablu. «Ma sosteniamo, leggi alla mano, che per il settore amatoriale, che significa nel nostro caso fare un corso di nuoto per imparare a nuotare, non serva visita medica strumentale. Invece, vorremmo che ci fosse chiarito in sede informale il confine con il settore agonistico e l'eventuale necessità di sottoporre i ragazzi ad accertamento propedeutico all'attività sportiva».

La matassa può essere dipanata solo dalla Regione, dice Claudio Dalla Palma responsabile della commissione attività sportive scolastiche in seno all'Ust di Belluno (ex provveditorato agli studi). «Il decreto Balduzzi», spiega Dalla Palma, «che prevede fra le altre cose l'elettrocardiogramma a riposo anche per l'attività non agonistica, è stato più volte modificato, ritirato, reintrodotto. Resta un fatto: il decreto emanato alla fine dal ministro Lorenzin è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e noi siamo tenuti all'osservanza, indipendentemente dal fatto che ci sia una diatriba fra la parte politica, che vuole estendere la certificazione a tutte le attività, ampliando peraltro la fascia di utenti, e la parte tecnica, ovvero chi materialmente fornisce la certificazione, preoccupata della mole di lavoro che giocoforza si profila. Nelle linee guida delle società pediatriche che per certi versi si contrappongono al decreto Lorenzin, agisce più che altro la norma del buon senso, in scienza e coscienza. Di fronte a questo marasma di interpretazioni e a fronte di un'indicazione nazionale, si ritiene che solo la Regione possa sintetizzare il problema e dare l'indicazione propria. Che a questo punto diventa la norma cogente per tutto il Veneto».(l.m.)

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