Edilizia, il 2016 è l’anno peggiore dalla crisi

L’allarme dell’Ance Veneto: «Il calo del lavoro è del 9%». Limana: «Nel residenziale qualche spiraglio»

BELLUNO. Edilizia in crisi in provincia di Belluno. Ma ci sono degli spiragli positivi.

Il quadro negativo viene dall’Ance Veneto, alla luce dei dati rilasciati alla Banca d’Italia. L’associazione a livello regionale, infatti, è stata costretta a rivedere al ribasso le stime sull’andamento del mercato delle costruzioni.

L’associazione dei costruttori evidenzia come le sofferenze maggiori si concentrino a Belluno, in primis, e poi anche nelle province più grandi di Padova e Venezia.

«Il quadro economico del settore nel Bellunese non è certo positivo», precisano dall’Ance veneto. «Il 2016 al momento è forse l’anno peggiore dall’avvio della crisi del settore nel 2008. In via prudenziale, comunque, il calo del lavoro, intendendo sia lavori pubblici che edilizia privata, si aggira intorno al -9% (periodo di riferimento ottobre 2015-agosto 2016). Questo dato è riferito alle ore effettivamente lavorate dalle imprese. Al momento», precisano dall’associazione veneta, «il calo dell’imponibile contributivo sull’analogo periodo del 2015 è stimato attorno al -8.11%».

Previsioni nel medio-lungo periodo. Il residenziale (escluso il caso a sè dell’area di Cortina), segna comunque alcuni segnali positivi. A dirlo è il presidente dell’associazione degli edili di Confindustria, Domenico Limana. «In un contesto di carenza di immobili nuovi pronti sul mercato, c’è un certo interesse dei potenziali acquirenti. Anche le aree edificabili sono poche e quindi vi è un risveglio della committenza e della progettazione».

Pur in un mercato statico vi sono quindi segnali positivi, evidenziano dall’Ance. «Non si può parlare di vera ripresa, ma di certo la spirale negativa per il privato si è invertita».

Quello che resta sul tappeto è la trasformazione delle imprese a livello territoriale. Dapprima grandi e strutturate, ora molte di queste si sono ridotte di dimensioni: «Si è passati da decina di dipendenti, a 7-8 fino ad un massimo di una quindicina. Purtroppo», sottolinea ancora Limana, «il settore pubblico è ancora pressoché fermo».

Sotto accusa c’è il nuovo codice appalti che ha aggravato un quadro di per sè poco roseo con una fase di rallentamento di molti bandi, sia per numero che per importi.

«Resta anche il problema dei compensi», sottolinea il presidente degli edili bellunesi, «e dei salari ai dipendenti. In un settore malato, bisogna far quadrare i conti e spesso alcune aziende ricorrono ad escamotage, come inquadrare i lavoratori in contratti di altri settori, ad esempio quello delle cooperative. Dobbiamo uscire da questa situazione al più presto, dando il giusto valore alla nostra manodopera che è qualificata. D’altra parte nè le retribuzioni, nè le istituzioni ci aiutano ad uscire dall’empasse. Anche le banche hanno lasciato il terreno».

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