Edilizia, un buon 2018 «ma dai lavori mondiali ci aspettavamo di più»
Belluno. Il settore delle costruzioni soffre da più di 10 anni della peggiore crisi dal dopoguerra con una dinamica negativa che solo nell’ultimo anno, sembrava essersi allentata; il contesto locale ha seguito una dinamica simile al nazionale, con un 2017 che segnava una prima leggera inversione di tendenza preannunciando segnali positivi per il 2018. I buoni auspici legati al contesto locale dei grandi lavori di Anas per i Mondiali del 2021 e nell’ambito privato agli incentivi e contributi regionali a favore del settore turistico ed agli incentivi per il risparmio energetico, hanno però disatteso le aspettative.
«Se positivo è stato l’impatto degli incentivi per le ristrutturazioni alberghiere (in totale la montagna veneta è stata sovvenzionata per oltre 12 mln di euro di cui circa 8,5 per il solo contesto bellunese), altrettanto non si può dire per l’ambito pubblico», sottolinea Antonio Olivotto, presidente di Ance, «per cui la quasi totalità dei lavori già appaltati da Anas tra fine 2017 e inizio 2018 - circa 7 milioni di euro - sono stati aggiudicati a imprese non bellunesi, recuperando quest’ultime, in parte e in extremis, come subappaltatori/fornitori. Migliore è stato l’impatto dei “Fondi Odi” che rappresentano un canale essenziale per molte piccole amministrazioni e che per le procedure di gara adottate – e la tipologia dei lavori - hanno coinvolto maggiormente le imprese locali pur evidenziando la criticità nei pagamenti frutto di un iter burocratico molto complesso».
Il quadro tuttavia non è entusiasmante restando in linea con l’andamento 2017, sebbene ci si aspettasse una ripresa più forte. «Il numero delle aziende che hanno operato in provincia nell’ambito dei cantieri per lo più pubblici è di poco inferiore alle 400, pari a un dato di stock di 2.800 operai. In proporzione, a fronte di un minore numero di ore lavorabili è tuttavia aumentata la produttività, valorizzando meglio le risorse impiegate».
Ci sono certamente altri segnali positivi con una ripresa della ricerca di personale: «Questo trend», dice Olivottom «appare tuttavia legato in buona parte, al ritardo nel ricambio generazionale degli ultimi anni, sia per l’allungamento dell’età pensionabile, sia per le incertezze economiche che valorizzavano l’esperienza di certe figure con forme di collaborazione ad hoc, anche dopo il ritiro pensionistico vero e proprio; in parte è positivamente connesso anche alla tendenza di alcune aziende di riportare all’interno alcune tipologie lavorative, prima subappaltate a squadre esterne».
Nelle ultime settimane si è registrato una nuova impennata sia nell’ambito privato che pubblico: «Da un lato vi è l’esigenza di molte amministrazioni di impegnare contributi pubblici prima della fine anno; dall’altro vi è stato il timore del privato che gli incentivi fiscali per le ristrutturazioni potessero finire definitivamente il 31 dicembre. —
F.R.
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