Edim Bosch e Videndum, parte la cassa integrazione straordinaria
Dopo due settimane di ferie inizia un anno difficile per l’economia bellunese. E intanto il sindacato si prepara per lo sciopero dei metalmeccanici del 15
Domani il grande rientro in fabbrica, dopo due settimane, a volte abbondanti, di vacanza di fine e inizio anno.
Ma alcuni stabilimenti riprenderanno addirittura l’8 gennaio, a certificazione del rallentamento dei mercati, calo dell’export in testa.
Due le situazioni più critiche nel Bellunese: Edim Bosch e Videndum, alle prese con la cassa integrazione straordinaria. E per restare nel settore metalmeccanico, i 5 mila addetti della provincia si stanno preparando allo sciopero per il rinnovo contrattuale del 13 gennaio.
Cassa integrazione
I 78 lavoratori della Edim Bosch di Quero – produce manubri cambi e altre componenti di auto attraverso la pressofusione di alluminio – troveranno la sorpresa: la multinazionale tedesca ha formalizzato al ministero del Lavoro la richiesta della cassa integrazione straordinaria per 12 mesi, motivandola con la crisi del settore.
Il ministero, dunque, aprirà un tavolo al quale sarà fatto sedere anche il sindacato. Stefano Bona della Fiom Cgil e Mauro Zuglian della Fim Cisl anticipano due condizioni: la rotazione del personale in cigs e il riconoscimento dei ratei delle ferie e della tredicesima. L’ammortizzatore sociale, che ovviamente vale anche per l’omonima fabbrica lombarda della Bosch, è stato concordato quale alternativa al licenziamento.
La crisi
Alla Videndum di Villapaiera, vicino a Feltre – produce attrezzature per produzioni audio e video – nei prossimi giorni dovrebbe aprirsi il tavolo, in questo caso regionale, per la cassa integrazione straordinaria, anch’essa per crisi. I 285 lavoratori hanno trascorso vacanze amare, di forte preoccupazione. L’azienda ha esaurito la disponibilità di cassa ordinaria.
Quella speciale accompagnerà la comunità aziendale verso il lancio di un nuovo prodotto, essendosi contratto quello delle attrezzature fotografiche, dell’audio e video premium (treppiedi, borse, filtri).
Si tratta delle due situazioni di maggiore preoccupazione nel comparto metalmeccanico nel Bellunese; negli altri settori è latente quella della Ceramica Dolomiti, in difficoltà dopo i tentativi di rilancio. Anche in questo caso si è in attesa del tavolo regionale, per un chiarimento del presente e delle prospettive.
Altre aziende in difficoltà
I lavoratori che si ripresentano alle linee produttive coltivando incertezze e punti interrogativi sono i tanti delle imprese in cassa integrazione, come alla Forgalluminio di Pedavena, alla Pandolfo Alluminio di Feltre, alla Orange 1 di Arsiè, alla Fristeel e alla Sarimi di Santa Giustina, alla Gavazzi di Belluno. Non manca qualche caso di ricorso all’ammortizzatore anche tra le piccole occhialerie.
«I recenti dati della Camera di Commercio di Belluno sull’export ci dicono che il settore nell’anno appena trascorso (primi 9 mesi) ha registrato una riduzione delle vendite su base tendenziale pari al -4,6%. La preoccupazione maggiore» ammette Milena Cesca, segretaria della Femca Cisl «riguarda soprattutto gli anelli più deboli della catena, gli ultimi, le piccole e medie aziende. E in particolare le terziste, che per prime pagano le conseguenze del rallentamento sofferto dalle grandi realtà».
Sciopero il 13 gennaio
Intanto nel settore metalmeccanico ci si prepara allo sciopero provinciale del 13 gennaio per il rinnovo del contratto di lavoro della categoria.
L’astensione dal lavoro sarà di 8 ore e al massino, dalle 10, ci sarà un presidio presso la sede di Confindustria Belluno.
«Le ragioni della protesta» spiega il segretario della Fiom, Bona «risiedono nella non disponibilità di Federmeccanica e Assistal (che rappresenta gli installatori) a rinnovare il Cnll in tempi rapidi e secondo il perimetro della piattaforma sindacale. Noi chiediamo 280 euro di aumento in tre anni e gli industriali propongono 173 euro in 4 anni; vogliono in sostanza cambiare le regole del modello contrattuale perché nella sostanza la loro proposta significa nessun aumento certo per i prossimi anni ma tutto legato all’andamento dell’inflazione».
Oltre allo sciopero, i lavoratori si stanno rifiutando di eseguire lavoro straordinario e di proseguire il regime di flessibilità oraria (che alterna settimane con orari al di sopra e al di sotto delle 40 ore). Lo sciopero riguarda solo le industrie, non le imprese artigianali.
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