EDITORIALE / I vecchi riti del partito nuovo

Tre candidati per il Pd a Belluno. L'editoriale del direttore del "Corriere delle Alpi", Omar Monestier

BELLUNO. Tre candidati, nessun candidato. E il fantasma della scissione. Grande o piccola, che importanza ha? Il Pd bellunese è oggi almeno quattro cose: il candidato ufficiale, il candidato di lungo corso, il candidato outsider e il candidato fantasma. Il laboratorio Belluno è l’anticamera della polverizzazione del centrosinistra in una città gloriosamente socialista, quando essere socialisti voleva dire essere altro da craxiana. Riepiloghiamo. Il Pd “ufficiale” vuole candidare Claudia Bettiol in antagonismo a Jacopo Massaro passato dal ruolo di candidato naturale del centrosinistra a quello di “candidato che nessuno vuole più” dopo una intervista nella quale, stanco delle lungaggini, il giovane capogruppo in consiglio comunale si proponeva da sé come alternativa al sindaco Antonio Prade. Risulta da più parti che Massaro sia stato invitato a uscire allo scoperto anche da chi, ora, lo censura. Dunque era una trappola. Una trappola da vecchi mestieranti della politica (e ne ho in mente giusto un paio) che avevano già individuato da molto tempo il “loro” candidato. L’avvocato Claudia Bettiol è quel candidato. Chi la conosce sa bene che si sente libera da ogni cordata o condizionamento. Che nessuno può pensare di dirle cosa fare. È innegabile, tuttavia, che sia stata prescelta all’interno di quelle che in un editoriale precedente ho indicato come le segreterie. Il Pd ha intavolato, all’insaputa dell’avvocato Bettiol, la sceneggiata.

La sceneggiata consisteva nel far fuori Massaro, convincendolo a metter fuori la testa e nel creare un simulacro di democrazia interna attraverso l’assemblea del 19 nella quale si voterà l’avvocato Bettiol. C’è qualcuno disposto a giurare che non finirà così? Uno in verità c’è. Si chiama Quinto Piol. Provo a spiegarmi meglio. Quando si è intuito che la candidatura di Jacopo Massaro non arrivava alla direzione comunale del Pd, è scattato il piano B. Con Massaro fuori poteva concretizzarsi il pericolo che Claudia Bettiol fosse l’unica candidata. Ciò avrebbe reso palese che quello era l’unico obiettivo fin dall’estate. Ecco spuntare allora, mica tanto spontanea, la candidatura dell’outsider. La De Donà riempie la scena ma non la occupa in maniera preoccupante. E’ comunque troppo poco da offrire all’assemblea del 19. Per questo arriva, il giorno prima, la mail di Quinto Piol. E’ o no una sorpresa? Piol non è forse nella stessa cordata di Sergio Reolon che controlla più del 50 per cento del parlamentino comunale del Pd? Non è, o era, uno dei sostenitori di Claudia Bettiol, seppure obtorto collo? Le risposte possibili sono due. Una ragionevole, una suggestiva. Conoscendo Quinto Piol opto per quella suggestiva, come vado a spiegare. Nel primo caso Quinto Piol è perfettamente in sintonia con Sergio Reolon e sostiene Claudia Bettiol. Si candida per dare l’impressione di una simil-gara dentro il partito. Nel secondo, Piol corre per sè. Corre davvero. E’ possibile. In questo caso Claudia Bettiol potrebbe non fare quell’ingresso in carrozza che si aspetta. I due (Bettiol e Piol) si conoscono abbastanza bene da non sopportarsi. L’anima popolana dell’uno e quella un po’ più algida dell’altra rappresentano gli antipodi dentro il Pd. Quando l’assemblea comunale si troverà davanti i due nomi sarà così certa sul da farsi? Alla vecchia volpe preferirà l’emergente o il contrario? Non scommetterei sul risultato, giudicandolo alquanto incerto.

Infine, Massaro.

Io temo che Jacopo Massaro faccia male i suoi conti. Non si candida davanti all’assise comunale ma non ritira la sua disponibilità a fare il candidato sindaco. Che vuol dire? Che tenterà l’avventura da solo, presumibilmente. Questo genere di iniziative hanno un fiato corto di solito. Spaccano il partito, raccolgono un numero non così significativo di voti sottraendoli alla lista principale del centrosinistra. Non conosco il pensiero di Massaro, se non quel che potete leggere nelle poche righe nella pagina a fianco. Sarà importante sentirlo parlare il 19 sera soprattutto per capire con quali alleanze vuol sfidare la nomenclatura del Partito democratico e il candidato ufficiale del centrosinistra. Massaro ritiene che il processo di scelta del candidato sindaco si sia svolto senza un vero confronto e attacca, facendo i nomi, coloro che lo respingono. Nelle assemblee dei partiti aleggia sempre molta ipocrisia e poca voglia di attaccare i quadri dirigenti. Non avendo presentato la propria candidatura all’interno dell’assemblea e ponendosi fuori dal processo ufficiale di selezione Massaro si mette in una condizione di libertà tale da poter rivelare fino in fondo quel che pensa. Tanta libertà non farà di lui, forse, il sindaco di Belluno ma porterà del bene al Partito democratico.

Nei giorni scorsi ho ricevuto una lettera d’insulti da un militante che mi assicurava che dentro il Pd non ci sono problemi e che non ci sarebbe stata nessuna spaccatura. E’ un po’ come per l’autonomia della provincia di Belluno. A forza di parlarne ci siamo convinti tutti che possa essere possibile e invece non siamo affatto più padroni di noi stessi di quando il dibattito è iniziato.

La realtà prende sempre il sopravvento sulla fantasia.

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