Elezioni in Provincia: Manfreda rinuncia alla candidatura

Per Padrin si prospetta una corsa in solitaria ma il sindaco di Lozzo non lesina gli attacchi: «Partita gestita con arroganza»
BELLUNO. Una campagna elettorale invisibile, ma ricca di colpi di scena. L’ultimo, nella corsa alla presidenza della Provincia, è avvenuto ieri pomeriggio quando una lettera ha avvisato i sindaci bellunesi della rinuncia di Mario Manfreda alla competizione: ha ritirato la sua candidatura nel nome dell’unità del territorio. Per Roberto Padrin significa che basta anche un solo voto dei 723 sindaci e consiglieri chiamati alle urne per diventare il nuovo presidente della Provincia di Belluno.


«Da sempre sostengo la necessità di un progetto unitario per il bene di tutti i bellunesi» spiega Manfreda in una lunga lettera in cui elenca, dall’energia alla difesa del suolo, i punti cardine per il futuro del Bellunese, «altro motivo che mi ha sollecitato a rendermi disponibile è venuto dalla preoccupazione che il percorso intrapreso per eleggere il nuovo presidente della Provincia con una sola candidatura non unitaria avrebbe frammentato ulteriormente le realtà amministrative del territorio. E poi mi ha profondamente amareggiato dover constatare che chi ha gestito la partita lo ha fatto dimostrando arroganza dettata dalla forza dei pesi elettorali, insensibilità e scarso senso di democrazia partecipativa».


Parole che rispecchiano il clima scoppiettante (anche se solo per addetti ai lavori) che ha caratterizzato la scena politica. Ma, a differenza delle elezioni dirette in cui sono chiamati alle urne i cittadini, la divisione tra i sindaci della provincia non si è palesata con attacchi tra le diverse parti politiche: i telefoni dei sindaci e dei consiglieri, gli unici con diritto di voto, non hanno smesso però di squillare un minuto.


«Il tutto mi ha convinto che fosse necessario lanciare un sasso nello stagno» continua Manfreda, «personalmente avrei desiderato confronti pubblici nelle varie realtà territoriali tra i candidati e i protagonisti dell’economia e del mondo sociale. Sarebbe stata un’opportunità da cogliere e da sfruttare. Ne ero talmente convinto che l’ho proposto insistentemente a tutti, compreso Roberto Padrin. Nessuno ha accolto l’invito».


«A questo punto mi sono reso conto che la mia candidatura contribuirebbe soltanto a dividere ulteriormente le nostre amministrazioni comunali tra di loro e dentro a loro» aggiunge il sindaco di Lozzo, «per questo ho deciso di ritirarla auspicando che dall’appuntamento del 10 settembre possa sortire quel sussulto unitario che rappresenta la sola forza in grado di difenderci e di aiutarci a guardare al futuro con un po’ di ottimismo. Dobbiamo però esserne convinti imponendoci con un gioco di squadra. Solo così saremo protagonisti e non succubi».


Non manca, nella lettera dell’ex candidato, una sorta di promemoria per lo sfidante. Al primo posto del programma non ci sono grandi opere ma un proposito: unità. «Il referendum per l’autonomia è senza dubbio uno strumento a cui credere e per cui lottare» spiega Manfreda, che mette l’accento anche sullo «sviluppo armonico» dei vari territori. Occhialeria, agricoltura, turismo ed ancora energia, mobilità, difesa del suolo. Ma, soprattutto, una presa di posizione forte nei confronti di Venezia e Roma: «La nuova Provincia dovrà farsi carico delle diverse situazioni in cui si vengono a trovare i Comuni del bellunese» spiega la missiva, «solo così è possibile evitare che ogni amministratore, ogni rappresentante di ente e di categoria, per proprio conto, si rechi dall’assessore regionale di turno, con il cappello in mano, da suddito, a chiedere favori, concessioni, finanziamenti, un occhio di riguardo».


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