Elezioni provinciali a Belluno, buona affluenza al seggio
BELLUNO. I primi erano a Palazzo Piloni alle 8. Sono arrivati da ogni parte della provincia, dal basso Feltrino come dal Comelico e dall’alto Agordino, per esercitare quello che è un dovere, oltre che un diritto. Votare per il rinnovo del consiglio provinciale.
Molto alta l’affluenza, fin dal mattino, con sindaci e consiglieri che ad un certo punto hanno anche dovuto mettersi in fila per esprimere la loro preferenza. Fra i primi a presentarsi al seggio, alle 8 spaccate, la presidente Daniela Larese Filon. Poi via via tutti gli altri. L’affluenza era del 35% alle 12, 46% alle 15.30, 62,5% alle 18, 74,4% alle 20. Alla fine hanno votato 542 consiglieri, pari al 78,43% degli aventi diritto (691). Nel 2014 l’affluenza era stata dell’84%.
Un dato che dimostra, al di là di tutto, come la Provincia conti ancora. Fino a sabato sera si sono susseguite riunioni più o meno segrete, all’interno delle quali i voti sono stati accuratamente contati e spartiti. Ma con tre liste in corsa e venti candidati, fare una proiezione è difficile. Oggi ci sarà lo spoglio e si saprà come sarà composto il consiglio provinciale che rimarrà in carica fino al 2019.
Intanto ieri a Palazzo Piloni è stato un continuo via vai. Anche dalle terre alte. La preoccupazione del Bard è sembrata dunque infondata: alla fine anche chi vive a due ore di macchina da Belluno è venuto a votare.
«È un dovere», ha sintetizzato il sindaco di Lorenzago Mario Tremonti, che si è organizzato con una macchina per portare a Belluno i suoi consiglieri. In molti hanno fatto questa scelta e così i rappresentanti dei Comuni sono arrivati a gruppi.
E tutti, al di là della scelta fatta nella cabina elettorale, chiedono cose precise: che la Provincia torni un ente elettivo di primo livello (con i cittadini alle urne) e che lo Stato individui al più presto una soluzione. Perché andare avanti con un bilancio ridotto all’osso (Palazzo Piloni ha aperto il 2017 sapendo di avere un buco di 18 milioni di euro a causa dei tagli ai trasferimenti) non è possibile. «Serve una normativa specifica per la montagna», ha aggiunto Tremonti.
Che consiglio si aspettano gli amministratori? Milena De Zanet, sindaco di Limana, auspica continuità con il precedente «perché dobbiamo rimanere uniti per contare». Antonio Prade (Belluno) spera che chi entrerà «abbia la consapevolezza della serietà dei problemi che ci sono e la capacità di affrontarli. I soldi per fare grandi progetti ci sono, il problema è che la Provincia non fa progetti».
I votanti sono arrivati anche se non in perfette condizioni fisiche. Come il capogruppo di minoranza a San Vito Emanuele Caruzzo, nonostante l’incidente di sabato, e il sindaco di Sedico Stefano Deon. Quest’ultimo non si è ricandidato, «perché pur essendo stata una bellissima esperienza, che mi ha arricchito molto, servono impegno ed energie». Deon si concentrerà sul suo Comune, e spera che «il lavoro importante che abbiamo avviato venga portato avanti dal nuovo consiglio». Ma ci sono altre due liste in corsa.
I sindaci negli ultimi giorni hanno cercato di strappare più voti possibile, hanno sicuramente recuperato ma solo oggi si saprà di quanto sul Bard, fiducioso di fare un consigliere, e sulla lista “Per le autostrade del futuro”. La quale rappresenta la vera incognita di questa elezione. Ha preso voti pesanti, se Francesco Pingitore è uscito dalla cabina commentando «Meno male che nel futuro di questa provincia ci staranno anche le autostrade». Oggi lo spoglio, con i risultati e il nuovo consiglio.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi