Elio e le Storie Tese e il tour dissacrante “Enlarge your penis”
MESTRE. Elio e le Storie Tese animeranno il Venice Sherwood Festival, dopo domani (sabato 21) al parco di San Giuliano a Mestre. Gli eredi italiani di Frank Zappa, amanti dei temi dissacranti ma musicisti di altissima caratura, saranno protagonisti della seconda serata della manifestazione che domani sarà aperta da Sir Oliver Skardy + Fahrenheit 451.
Il vostro nuovo tour si intitola “Enlarge your penis”…. «Prende il nome da un brano nuovo», spiega Nicola Fasani “Faso”, bassista delle Storie Tese, «che proponiamo dal vivo e che sarà racchiuso nel prossimo disco che stiamo registrando. “Enlarge your penis” parla delle opportunità che internet ti offre, ogni tanto fraintese come spamming quando, invece, c’è la possibilità di aumentare le dimensioni del proprio penis: un’opportunità da non perdere…. Se uno è interessato».
La scaletta del concerto? «Proponiamo una miscellanea di brani che va dall’antichità con “Abbecedario”, targata 1984, sino ai giorni nostri». A che punto siete col nuovo disco? «Ci stiamo lavorando con una certa intensità. Come al solito la gestazione di un album di Elio e le Storie Tese è sicuramente più lunga di quella umana. Superiamo abbondantemente i nove mesi perché il nostro non è un disco “usa e getta” e ci lavoriamo tanto proprio perché vogliamo che contenga musica non da un ascolto e via ma da “n” ascolti. Due brani sono pronti e li sentirete in concerto: uno appunto è “Enlarge your penis” e l’altro è “Come gli Area”, omaggio agli Area. Ci piacerebbe uscire con il disco entro il 2012, magari a Natale, speriamo di farcela». Avete mai pensato a un disco in inglese per il mercato estero? «Abbiamo fatto anche degli esperimenti ma ci siamo anche resi conto che la nostra poetica – uso questo termine un po’ pretenzioso – si fonda molto sull’uso dei giochi di parole e sulle sonorità della nostra lingua. Le prove di traduzione in inglese di alcuni brani ma non è che siano risultate così efficaci. Chi sa mai, magari prima dei 90 anni, andremo a suonare un po’ all’estero ma la nostra forza rimarrà comunque l’impatto musicale. Così anche cantando in italiano non si dovrebbe porre troppo il problema della non comprensione dei testi. Un’altra soluzione sarebbe quella di tradurre le liriche in spagnolo, lingua più simile alla nostra».
Per Serena Dandini, commentavate ogni settimana i fatti politici del momento con delle canzoni scritte al momento. «E’ stata un’esperienza da un lato stimolante perché quando sei costretto a creare qualcosa entro un pomeriggio basandosi su una notizia del mattino, tiri fuori delle energie insospettabili. La Dandini poi ci ha sempre dato carta bianca e questo per noi è stato fondamentale. Essendo dei creativi pazzarielli se ci metti i freni….».
Ricordo la vostra interpretazione di “Ruby Baby” dedicata alla “nipote di Mubarak”. «Ne abbiamo fatte di tutte i colori. Fare cose del genere è un’occasione per suonare qualche bella canzone che non si suona mai in televisione anche se riletta con un testo diverso. Poi, il periodo politico con il Cavaliere in vetta alle classifiche poneva degli spunti tali che era difficile rimanere senza idee. Ce n’era almeno una al giorno di atomica su cui lavorare». Quello che salva noi italiani è il senso dell’ironia, se no saremmo spacciati. «Sì però ad un certo punto converrebbe convertire questa energia umoristica in una sana pedata nel sedere per mandare a casa qualcuno per sempre. Questo per consentire al nostro Paese di non vivere nel suo Terzo Mondo auto-generato».
I biglietti del concerto (20 euro) possono essere acquistati sul sito www.sherwood.it o presso le prevendite tradizionali.
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