Emanuele ucciso in Colombia per 18 euro

SANTIAGO DE CALI. Ammazzato per un pugno di pesos, al cambio 18 euro e spiccioli, relativi al mancato pagamento di un’auto noleggiata, ma inutilizzabile perchè rotta.
Una questione di soldi sarebbe il movente dell’esecuzione di Emanuele Martini, il 44enne originario di Mel, ucciso con otto colpi di pistola una settimana fa a Cali in Colombia. Da due anni viveva nel terrore di essere fatto fuori e si era appellato alle autorità italiane nel paese latinoamericano per essere aiutato, protetto. Aveva chiesto anche una guardia del corpo, ma sia lui, sia la sua compagna colombiana non hanno mai ricevuto protezione.
Un filo legherebbe l’aggressione del 2014 all’omicidio di mercoledì scorso.
È proprio nelle lettere spedite all’ambasciata italiana che il bellunese motiva le sue preoccupazioni in relazione alla storia che già due anni fa lo aveva fatto bersaglio di aggressione da parte di individui che continuava a temere in questo ultimo periodo: nel dicembre del 2014 fu inseguito e aggredito, colpito più volte all’occhio sinistro con una pistola, tanto che perse la vista.
Le stesse persone dalle quali si sentiva minacciato in questi mesi. Di fatto Martini avrebbe segnalato i suoi sicari, anche se vanno trovate le prove per rendere equazione le sue denunce.
Nelle sue lettere, il bellunese ricostruisce l’episodio che avrebbe originato la sua lamentata persecuzione: un’auto noleggiata e le richieste di soldi che si era sentito ricevere per questa prestazione ricevuta. Il valore contrattato ammontava a 30 mila pesos (poco meno di 9 euro) per quell’auto, almeno sarebbe questa la somma del conguaglio del prezzo del nolo indicato dal 44enne, stando a quanto si evince nelle lettere indirizzate all’ambasciata, documentazione in mano ai legali italiani. Ma Martini avrebbe sostenuto di non aver potuto utilizzare quella vettura in quanto rotta. Dunque quei 30 mila pesos riteneva di non doverli. Dal suo presunto stalker ed estorsore, invece, se ne sentì chiedere il doppio, quindi 60 mila: in euro fa 18 euro e poco più. Diventano 9 euro in più, se si prende per buono l’ammontare di 30 mila pesos indicati da Martini.
In ogni caso, qualcuno pretendeva che pagasse l’auto noleggiata, soldi che per Martini non erano dovuti.
«Per certo lui, nel dicembre 2014, venne inseguito e aggredito da determinate persone e colpito con una pistola più volte all'occhio. Proprio per le botte ricevute, perse la vista da un occhio», ricorda l’avvocato bellunese Antonio Ariano, che segue la vicenda per conto della famiglia bellunese di Martini. «Lui denunciò il fatto in Colombia, ma servì a poco, visto che le minacce non si fermarono».
Nel luglio 2015 Martini si rivolse all’ambasciatore italiano in Colombia scrivendo frasi inequivocabili: «Il soggetto è tuttavia libero alla vista di tutti e continua a minacciarmi di farmi uccidere se lo denuncio». E ancora: «per questo motivo chiedo cortesemente a lei e allo Stato italiano di appoggiarmi e interessarsi al mio caso». A questa sua richiesta rispose il capo cancelleria consolare dell'ambasciata di Bogotà che confermò l’interessamento al caso denunciato e gli lasciò anche il numero di telefono. Pare che in tempi recenti, poco prima di essere ammazzato, Martini sia stato avvicinato perchè ritirasse la sua denuncia.
Ora i legali bellunesi chiederanno lumi ai funzionari italiani a Bogotà della situazione che si era creata. In poche parole, l’ambasciata e la Farnesina dovranno riferire alle autorità colombiane questi fatti denunciati, perchè si indaghi in questa direzione.
«La sorella di Emanuele ha notizie certe che avesse chiesto aiuto alla ambasciata italiana, perchè si sentiva minacciato di morte», spiega l’avvocato Ariano. «Chiederemo che la verità emerga e che si faccia giustizia anche in relazione a una serie di informazioni apparse in questi giorni, poco fondate».
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