Embargo russo: a rischio esportazioni per sessanta milioni

I venti di guerra preoccupano Confindustria: «Il pericolo è che Asia e Sud America scalzino i fornitori italiani»
Il presidente di Confindustria belluno gian domenico capellaro
Il presidente di Confindustria belluno gian domenico capellaro

BELLUNO. I venti di guerra in Ucraina spaventano anche le imprese bellunesi. Cresce il timore che, con l’aggravarsi della crisi, l’embargo russo sulle importazioni dall’Europa, attualmente limitato ai prodotti agroalimentari, possa estendersi anche a quelli dell’industria manifatturiera. Per l’economia della provincia ciò comporterebbe un danno da quasi 60 milioni di euro: a tanto ammonta il valore delle esportazioni bellunesi verso il mercato russo nel 2013.

«È evidente», afferma Gian Domenico Cappellaro, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, «che siamo preoccupati per l’evoluzione della crisi Ucraina. Gli effetti dell’embargo russo sui prodotti europei stanno già provocando danni enormi al settore agroalimentare e molte imprese venete non solo si trovano già in grave difficoltà, ma rischiano anche di perdere quote di mercato a favore di concorrenti di altri paesi che già stanno cercando di approfittare di questa situazione. Se poi le circostanze dovessero precipitare e l’embargo fosse esteso anche ai prodotti manifatturieri, per le aziende venete e bellunesi i contraccolpi sarebbero davvero pesanti».

«Lo scorso anno», precisa ancora il presidente dell’associazione tra gli industriali bellunesi, «le esportazioni di prodotti bellunesi verso Mosca ammontavano a poco meno di 60 milioni di euro. Quello russo è tra i mercati più promettenti per le nostre aziende e rappresenta uno sbocco importante per tutto il manifatturiero. Lo scorso anno, le esportazioni verso la Russia erano aumentate di quasi il 16% per cento rispetto all’anno precedente».

«Come è stato sottolineato anche da alcuni analisti», prosegue Cappellaro, «la Russia è un mercato cruciale per il “Made in Italy”, che in questi anni sta cercando sbocchi diversi rispetto ai mercati tradizionali». «Insomma», conclude Cappellaro, «anche se al momento è estremamente difficile avere un quadro certo e circostanziato dei contraccolpi economici sull’economia bellunese, non possiamo non esprimere forte preoccupazione per l’evolversi di una situazione instabile e in continuo mutamento. Sappiamo, ad esempio, che il presidente Vladimir Putin sarebbe addirittura pronto a vietare l'importazione di auto, di farmaci e di apparecchi sanitari provenienti da Ue, Stati Uniti e Giappone. Ma nessuno può dire se queste minacce si tradurranno in atti concreti o se siano solo rivolte all’opinione pubblica interna. Vedremo. Nel frattempo occorrerà sperare che i nuovi fornitori esteri riabilitati dall'attuale embargo (soprattutto dall'Asia e dal Sud America) non scalzino completamente quelli bellunesi e italiani. E, soprattutto, che la crisi abbia una rapida evoluzione positiva».

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