Emendamento Pd sulla specificità bocciato dal consiglio

L’ordine del giorno dei sindaci portato in aula dalla Moretti Bottacin, contrario rilancia: «Chiediamo i fondi allo Stato»
Di Valentina Voi

BELLUNO. Lo strappo tra la Regione Vento e la Provincia di Belluno si consuma ufficialmente intorno alle 13. A palazzo Ferro-Fini, sede del consiglio regionale, è in corso il dibattito per l’approvazione del bilancio regionale. Con 27 voti contrari viene bocciato l’emendamento numero 34 presentato da Alessandra Moretti, Partito Democratico. È lei a dare voce all’assemblea dei sindaci del Bellunese, trasformando in emendamento l’ordine del giorno votato lo scorso 5 febbraio che chiedeva l’attuazione, entro il 30 giugno, della legge regionale 25 sulla specificità e l’attribuzione all’ente provinciale di una parte del bollo auto regionale, quella relativa al Bellunese.

È il culmine di una diatriba iniziata una settimana fa, quando i sindaci riuniti in assemblea in Provincia votarono un ordine del giorno che mandò su tutte le furie l’assessore alla specificità Gianpaolo Bottacin, che accusò la Provincia di aver rotto un accordo politico. L’ordine del giorno dei sindaci è stato trasformato in emendamento dal Pd, che lo ha presentato ieri in occasione del dibattito sul consiglio regionale. Il documento chiede di portare a termine il processo attuativo della legge sulla specificità entro il 30 giugno e, in caso contrario, prevede il trasferimento di diritto delle funzioni amministrative. A livello finanziario alla Provincia competono inoltre l’introito dei canoni idrici e l’intera quota della tassa automobilistica dei veicoli immatricolati nel Bellunese.

Una cifra pari a circa 50 milioni di euro, come ha puntualizzato Bottacin durante il dibattito (dei quali 16 milioni, quelli dei canoni idrici, già introitati dalla Provincia). «Se togliamo queste cifre dal bilancio regionale, dovremo indicare quali settori tagliamo» ha spiegato Bottacin, «inoltre dopo l’approvazione della legge 25 è entrata in vigore la Delrio, che impone tutta una serie di vincoli». Circostanze che hanno fatto dubitare l’assessore sulla possibilità di ricevere l’emendamento. Dal rappresentante bellunese in giunta è arrivata la richiesta di ritirare il documento. «Facciamo un ragionamento diverso, al di là dei colori politici» ha aggiunto, «presenteremo un ordine del giorno in cui chiediamo il ripristino delle risorse tagliate dallo Stato». L’ordine del giorno chiede anche il ritorno dell’elettività diretta per la Provincia di Belluno.

Per il Pd sono intervenuti i consiglieri Graziano Azzalin e Piero Ruzzante, che hanno ribadito la necessità di portare a termine l’attuazione della legge. «Pensavamo che la presenza di un assessore proveniente dalla provincia di Belluno contribuisse ad un salto di qualità in questo senso» ha commentato Azzalin. «Non possiamo rimandare alle calende greche» ha rimarcato Ruzzante. Ma secondo il consigliere leghista Franco Gidoni, unico bellunese insieme a Bottacin, «il quadro normativo è cambiato e bisogna distinguere un dibattito tecnico di bilancio da un dibattito politico». L’emendamento è stato dichiarato ricevibile dal presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti. Nonostante il voto favorevole dell’intera opposizione, non ha però superato il vaglio dell’aula.

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