Emergenza cervi: l’Ispra autorizza l’aumento dei prelievi
È allarme in provincia per l’aumento dei cervi che non solo crea danni alle attività agricole, ma è anche causa di incidenti stradali, di danni alla rinnovazione forestale e della perdita di biodiversità. Insomma, il cervo è diventato un flagello per il Bellunese per cui è necessario intervenire con misure straordinarie al fine di ridurne la densità sul territorio.
Ed è per questo che il “Tavolo verde” istituito a Palazzo Piloni tra agricoltori, cacciatori e Provincia ha ottenuto il via libera dall’Ispra per attuare un piano di abbattimenti “sperimentale” per questa specie. La richiesta all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale da parte del Tavolo era partita la primavera scorsa e nei giorni scorsi è arrivata la risposta positiva.
«Si tratta di un piano sperimentale triennale 2019-2022 autorizzato dall’Ispra», ha tenuto a precisare ieri il consigliere provinciale delegato alla caccia, Franco De Bon a tutti gli attori presenti, «che prevede un incremento dei piani di prelievo del 20% rispetto alla stagione venatoria 2018-2019 a carico soltanto di cervi femmine e piccoli. Abbiamo infatti evidenziato che c’è uno squilibrio tra maschi e femmine, a favore di queste ultime. Inoltre l’Istituto ha autorizzato un aumento del periodo di prelievo di maschi e femmine di un anno e di piccoli a partire dal 18 agosto fino al 14 settembre. Dopo lo stop nel periodo degli amori da metà settembre a metà ottobre, riprenderà la stagione venatoria per tutte le classi di età del cervo dal 16 ottobre fino al 31 gennaio 2020».
«Siamo di fronte ad un allarme», ha sottolineato De Bon, «stimiamo che in provincia ci siano 10.400 cervi, mille in più rispetto allo scorso anno. Viste le condizioni eccezionali in cui ci troviamo, non saranno approvate dalla Provincia eventuali restrizioni alla caccia da parte delle riserve. Si tratta di un’emergenza in cui anche i cacciatori sono chiamati a fare la loro parte», ha precisato De Bon.
Sull’importanza di fare fronte comune contro i danni della fauna selvatica, compresi i cinghiali, hanno parlato Michele Nenz di Coldiretti ed Ernesto Pietriboni di Confagricoltura. «Da anni chiediamo un tavolo per discutere di questi problemi che stanno mettendo in crisi l’agricoltura», ha esordito Nenz, «e questa alleanza con i cacciatori potrebbe aiutarci. Siete gli unici», ha detto rivolgendosi ai cacciatori, «che potete darci una mano, perché noi possiamo recintare o chiedere il risarcimento danni, ma questo non risolve il problema. I cervi sono un danno non solo per le colture, ma anche per i boschi e le foreste. I cervi, infatti, mangiano gli apici delle piante, quelli che permettono di crescere e svilupparsi in altezza, mettendo a rischio la rinnovazione ma anche la biodiversità».
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