Enel rivuole 2,3 milioni Svaluto: «Non pagheremo»
Il consigliere non ci sta: «Aspettiamo si chiuda la vertenza del Consorzio Bim, ma non è giusto che la società ci chieda di rimborsare il pregresso di cinque anni»
BELLUNO. La Provincia monta le barricate. Non c’è alcuna intenzione, da parte di Palazzo Piloni, di rimborsare ad Enel i canoni versati in più (dice la società) dal 2011 al 2016, in un periodo in cui lo Stato aveva già rivisto le potenze delle concessioni per gli impianti al fine di far rispettare il deflusso minimo vitale nei corsi d’acqua. Il decreto ministeriale è del 2003, la Regione ha attuato la norma solo nel 2016 e Enel chiede al Consorzio Bim e alla Provincia di restituire quanto avrebbe pagato in più. Se per il Consorzio dei Comuni si parla di quattro milioni di euro, quello che dovrebbe restituire la Provincia sono 2,3 milioni di euro.
Prudenzialmente, e per evitare lo spettro del debito fuori bilancio, Palazzo Piloni ha accantonato a bilancio la cifra necessaria per chiudere la vertenza, a rate, ma l’intenzione è comunque di combattere. Lo conferma il consigliere provinciale con delega al demanio idrico Pierluigi Svaluto Ferro: «Siamo intenzionati a muoverci come il Consorzio Bim. Aspetteremo la chiusura della loro vertenza, ma anche noi intendiamo non pagare».
Mentre il Consorzio incassa annualmente i sovracanoni, «che sono una prestazione patrimoniale dovuta indipendentemente dal fatto che si utilizzi o meno l’acqua per la quale si ha la concessione», continua Svaluto Ferro, il canone dipende dallo sfruttamento che si fa di quell’acqua. «È vero che se si produce meno energia bisogna abbassare il canone, ma i dati Enel sono secretati. Come si fa a capire quanta acqua hanno usato?».
In Valtellina, dove è stata avviata la stessa vertenza, la Provincia di Trento ha preferito chiuderla pagando quanto Enel chiedeva. A Belluno l’intenzione è differente. Perché Enel chiede il pregresso, i canoni versati in più in un periodo che va indietro di cinque anni rispetto al 2016, data di recepimento e attuazione della norma statale da parte della Regione. «Va fatta una battaglia politica su questo punto e siamo pronti a combatterla», assicura Svaluto Ferro. «Le nostre acque sono già ampiamente sfruttate e non possiamo rimetterci anche questi soldi». Due milioni e trecento mila euro sono tanti, specie per le casse di un ente a secco di trasferimenti dallo Stato.
La bomba è esplosa un anno fa e la Provincia aveva fatto una proposta ad Enel: usare i soldi (che Palazzo Piloni avrebbe pagato, a rate) per interventi di difesa idrogeologica nel Bellunese. Una sorta di compromesso. «A livello locale c’era stata un’apertura, a livello nazionale ancora non sappiamo», conclude Svaluto Ferro. «In ogni caso questa è una battaglia del territorio e siamo pronti a combatterla dalle barricate».
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