Enel rivuole 4 milioni di euro, il Bim blocca i contributi
Tutto nasce dalla revisione delle potenze delle concessioni idroelettriche. Accantonati in via prudenziale i soldi destinati ai territori per investimenti
BELLUNO. Enel rivuole i soldi dei sovracanoni idroelettrici, il Consorzio Bim chiude il portafoglio ai Comuni. Bloccati, in via prudenziale, 450 mila euro che solitamente il Consorzio destina ai territori per investimenti. C’è una trattativa in atto con Enel, e il presidente del Bim Umberto Soccal appare moderatamente ottimista. Ma la partita è delicata e ieri in assemblea la preoccupazione si avvertiva palese.
Anche perché Enel punta ad usare lo strumento della compensazione: tu mi devi dei soldi, visto che anche io ti devo una certa cifra (i sovracanoni idroelettrici), ti do meno soldi. Ma, così facendo, il Consorzio Bim rischia di vedere le sue entrate tagliate di circa 4 milioni di euro, quest’anno. Praticamente dimezzate.
Il nodo.
Lo Stato qualche anno fa ha rivisto le potenze delle concessioni per gli impianti idroelettrici, provvedimento teso a far rispettare il deflusso minimo vitale e, dunque, a tutelare maggiormente i corsi d’acqua. La Regione Veneto ha recepito questa norma all’inizio del 2016, ma Enel ha regolarmente versato gli importi dovuti per i canoni (alla Provincia) e i sovracanoni idroelettrici (al Consorzio Bim) e chiede il conto degli arretrati degli ultimi cinque anni. La Provincia dovrebbe restituire 2,3 milioni di euro. Il Consorzio Bim 4 milioni.
Secondo il Bim Enel può chiedere la restituzione delle somme pagate in più solo a partire dal 2016, anno in cui la Regione ha recepito la norma nazionale. Non il pregresso, che vale circa 750 mila euro all’anno per il Consorzio dei Comuni.
La trattativa.
Il Consorzio Bim si è affidato all’avvocato Enrico Gaz per gestire la trattativa con Enel e ha fatto un prelievo dal fondo di riserva per pagare la sua parcella. «Dopo qualche mese di silenzio il dialogo con Enel è ripreso», ha detto ieri Soccal ai sindaci riuniti in assemblea.
Il problema, adesso, è che Enel rivuole indietro tutti i 4 milioni, relativi al periodo dal 2011 al 2016, e vuole usare lo strumento della compensazione. Riducendo di 4 milioni il trasferimento dei sovracanoni dovuti nel 2017. «Questo potrebbe mettere in difficoltà il bilancio del Consorzio», ha detto Soccal. Per questo il Bim ha sospeso l’erogazione di contributi ai Comuni, «ma solo di quelli non strutturali», ha precisato il presidente. «I fondi per gli asili sono già stati assegnati, per esempio. Abbiamo bloccato 450 mila euro di risorse extra». Una prudenza dovuta, vista la situazione. Settembre potrebbe essere il mese decisivo per trovare un accordo, ha concluso il presidente.
La partita con i consorzi irrigui.
Se Enel chiede 4 milioni di euro al Consorzio Bim, lo stesso Consorzio ne chiede circa 6 ai consorzi irrigui. La partita è completamente diversa, ma anche in questo caso c’è un contenzioso in essere, e sempre relativo al pregresso.
Dal 1° gennaio 2013 è entrata in vigore una norma (era stata presentata come emendamento alla legge di stabilità) che prevede l’estensione dei sovracanoni a tutti gli impianti di produzione di energia idroelettrica superiori a 220 kWh di potenza nominale media le cui opere di captazione ricadano in tutto o in parte nei territori dei Comuni compresi in un bacino imbrifero montano delimitato, indipendentemente dalla quota d’altitudine stabilita bacino per bacino. Fino al 2013 il limite era di 500 metri sul livello del mare.
Con questa norma anche i concessionari di impianti le cui opere di captazione si trovano sotto i 500 metri slm sono tenuti a pagare i sovracanoni. «I Consorzi irrigui contestano questa norma, la ritengono incostituzionale», spiega Soccal. «Ma in base a questa normativa noi recupereremmo circa un milione di euro all’anno, a partire dal 2012». Dunque ballano sei milioni, che compenserebbero i 4 che il Consorzio potrebbe dover dare ad Enel per l’altra questione. Anche in questo caso c’è un contenzioso in atto sul pregresso, perchè i consorzi irrigui non ne vogliono sapere di pagare a partire dal 2012. Ma il Bim bellunese è deciso a far valere le sue ragioni.
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