En&En: la Procura indaga su un buco da 22 milioni

Il procuratore Luca ha incaricato la Guardia di finanza di fare gli accertamenti.
Il curatore Marcadella: «Il concordato preventivo era impossibile da ottenere»

BELLUNO

En&En, crack da 22 milioni. Dopo la dichiarazione del fallimento di Energie per Energia, con sentenza del Tribunale di Belluno del 28 marzo, la Procura della Repubblica sta indagando sul buco aperto dalla società, che costruiva centraline idroelettriche sui fiumi della provincia e non solo. Non ci sono ancora ipotesi di reato precise nel fascicolo aperto dal procuratore Paolo Luca, ma la Guardia di finanza sta svolgendo tutti gli accertamenti necessari per verificare che non ci siano stati falsi o distrazioni.
L’esame del passivo è avvenuta il 10 luglio, durante quella che tecnicamente si chiama adunanza dei creditori, alla presenza del curatore fallimentare vicentino Guerrino Marcadella: «Lo stato passivo non è ancora definitivo», spiega con parole semplici il commercialista Mason dallo studio di Cassola, «questo perché sono ancora aperti i termini per impugnare il fallimento. Siamo passati da 19 milioni 800 mila agli attuali 22 milioni e non si può escludere che la cifra cresca ancora».
La sede della società a responsabilità limitata era in via Caffi, mentre il legale rappresentante Paolo Paoletti operava a Treviso, quando nell’estate dell’anno scorso aveva chiesto il concordato preventivo, per evitare il fallimento e salvare l’azienda, trovando un accordo con i creditori. Ma il commissario giudiziale nominato dal Tribunale non ha trovato le necessarie garanzie, ecco perché il pubblico ministero Luca ha chiesto e ottenuto il fallimento dal giudice Velo: «Il commissario le ha giudicate troppo aleatorie, dal momento che si trattava di pagare i creditori con la realizzazione di opere o ancora da mettere in cantiere o appena all’inizio», riprende Mason, «quando si parla di centraline, si sa che può bastare anche solo un cambio di amministrazione locale per cambiare la situazione. In soldoni, l’azienda non è stata ammessa al concordato e si è arrivati al fallimento».
I soldoni sono molti. Tutto normale? «L’ammontare del passivo non è sorprendente. Nel senso che si tratta sempre di progetti molto costosi, dunque non è strano. Sono d’accordo sul fatto che si discute di molti soldi, detto questo non entriamo nel merito di eventuali risvolti penali, che non sono di nostra competenza».
En&En era nata nel 2002, su iniziativa di Confindustria Belluno Dolomiti e per volontà di un gruppo di imprenditori storici della provincia. La sua mission era utilizzo e valorizzazione delle risorse energetiche, meglio se rinnovabili. Venti le aziende che aderirono alla costituzione della società, ma solo quattro anni dopo i soci sono saliti a 50 per un capitale sociale di 10 milioni di euro. Il massimo splendore nel 2010 con 15 milioni. Celeste Bortoluzzi ne è stato presidente, in seguito il suo posto è stato preso da Angelo Caneve. Quest’ultimo si è dimesso nell’ottobre 2016 e gli è subentrato Paolo Paoletti.
La società ha avuto un’esistenza travagliata e i conti sono andati in picchiata fino all’epilogo di marzo, quando ne è stato dichiarato il fallimento e in tribunale sono arrivati bilanci e scritture contabili. —


 

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