«Entro il 2023 la Fantuzzi sarà pronta»
Il questore Morelli fa un bilancio di tre anni in provincia. «Qui lascio un pezzo di cuore»
BELLUNO. Si era insediato alla Questura di Belluno il 26 gennaio 2015 e ora a distanza di quasi tre anni, il 20 novembre il questore Michele Morelli sarà trasferito ad Alessandria. Al suo posto arriverà Lucio Aprile, attualmente dirigente del compartimento della Polizia stradale di Genova. «Qui lascio un pezzettino di cuore e di anima», commenta Morelli, «ma ho trovato solide amicizie, una sensibilità e una umanità profonde che mi hanno arricchito molto e di cui farò tesoro portandole sempre con me. E non è escluso che torni a salutare le Dolomiti. Ringrazio il Prefetto, gli amministratori locali e i parlamentari bellunesi a cui mi legano rapporti di amicizia, ma anche e soprattutto i miei uomini che mi hanno seguito in questa straordinaria avventura».
Come dice il proverbio “partire è un po’ morire” e anche per il questore lasciare Belluno crea un po’ di dispiacere, anche se fa sapere che «io sono un curioso per natura e come diceva il cantante Ivan Graziani “è la curiosità che ci spinge avanti”. Quindi sono pronto per la nuova esperienza che mi aspetta».
Dottor Morelli cosa ha trovato quando è arrivato a Belluno e cosa lascia oggi?
«Per quanto riguarda la sicurezza, al di là di quella che è la percezione dei cittadini che peraltro è importantissima, i dati confermano che dal 2015 ad oggi c’è stata una riduzione del 40% dei reati in provincia, compresi i furti in abitazione. E questo grazie al lavoro di tutti a partire dal Prefetto, dalla Polizia e di tutte le altre forze dell’ordine. Infatti, quello a cui tengo molto è proprio il lavoro di squadra, una squadra che è al servizio e al fianco della collettività nel risolvere i problemi».
Uno dei nodi che da sempre angustia la Questura è la mancanza di una sede unica, per questo sono state investite risorse ma anche speranze sul recupero dell’ex caserma Fantuzzi. A che punto siamo?
«Il merito che mi riconosco è di aver dato voce alle istanze della Polizia di Belluno e in parte anche delle altre forze dell’ordine, perché siamo riusciti a rompere una situazione in stallo da 10 anni. Quando sono arrivato le lamentele non oltrepassavano il limite della provincia, mentre io sono riuscito a trasmettere queste istanze del territorio ai piani alti. La questione della sicurezza di Belluno è oggi ben conosciuto dai vertici della Polizia. E al di là delle opinioni degli altri, di fatto c’è la relativa certezza, visti i tempi tecnici e legati anche alla cartolarizzazione, che l’ex caserma Fantuzzi nel 2023 potrà accogliere la Polizia di Stato. E probabilmente entro il 2025 si potrà completare il recupero che permetterà di ospitare anche altre forze dell’ordine. L’ex caserma diventerà una sorta di “federal building” della sicurezza. È già pronto, infatti, il progetto esecutivo per ristrutturare la prima ala della Fantuzzi, i cui lavori partiranno all’inizio del prossimo anno consentendo, alla fine del 2018, di poter trasferire la divisione amministrativa, sociale e stranieri, ora in via Lungardo. Ringrazio per questo anche il Comune di Belluno».
Un altro problema della Questura bellunese è sempre stato la carenza di uomini oltre che di mezzi. Si è recuperato qualcosa in questi tre anni?
«Da quando sono arrivato è uscito un solo corso per agenti e peraltro senza grandi numeri. Ma nonostante fossimo in deficit siamo riusciti sempre a garantire la sicurezza sul territorio. Poi l’attenzione dei vertici di Polizia per Belluno si è dimostrata con l’assegnazione di una decina di poliziotti. Anche se ne mancherebbero ancora una trentina. Il vero problema, però, è l’età media degli agenti che rasenta i 50 anni: mettere in strada con turni massacranti persone con questa età non è il massimo, ma i nostri uomini hanno grande spirito di sacrificio. Per quanto riguarda invece i mezzi, siamo molto migliorati grazie all’arrivo di auto più nuove e adatte ad interventi anche nel terreno impervio della montagna».
Se per la Questura di Belluno a breve il problema della sede sarà risolto, resta ancora in piedi quello del Commissariato di Cortina, commissariato che dovrà anche organizzarsi per la sfida dei Mondiali 2021. Ci sono novità?
«Il Commissariato cortinese ha tre criticità che si vanno risolvendo. Da un lato mancavano adeguati locali per gli uffici e una sala conferenze (che sarà inaugurata nei primi mesi del 2018), che per fortuna sono stati trovati nella vecchia sede del giudice di pace. E tra l’altro la sala conferenze sarà importantissima nel corso dei Mondiali perché qui sarà il centro del coordinamento della sicurezza. Presto sposteremo a Cortina anche gli alloggi del personale che oggi sono a San Vito. Anzi, stiamo vedendo se è possibile allocare in un’unica struttura commissariato, alloggi, garage, e sembra ci siano buone prospettive».
In questi giorni si è assistito ad un’escalation dei furti in casa, una cosa che era capitata anche gli anni scorsi e che in alcuni Comuni è stata affrontata con l’istituzione dei controlli di vicinato. Questo è un metodo utile? Belluno è ancora
un’isola felice?
«La sicurezza è di tutti e tutti possono concorrere a garantirla. Per cui ritengo che i controlli di vicinato siano molto positivi perché sensibilizzano tutta la popolazione anche a prendere determinate cautele che, quando sono arrivato qui, erano viste come uno sconvolgimento delle abitudini di vita. Parlo della necessità oggi di munirsi di una porta blindata, di non lasciare la chiave attaccata alla toppa e di mettere anche le grate alle finestre, se necessario. Il progresso, infatti, ci obbliga a rimodulare le nostre abitudini, per cui alcuni accorgimenti che prima sembravano delle minuzie, oggi sono diventati una necessità. Questo, voglio sottolinearlo, non significa arrendersi, ma amarsi un po’ di più».
E l’aumento di furti?
«Anche nel Bellunese i tempi sono cambiati: un tempo non si parlava di rapine, invece ci sono state anche queste, commesse da una banda di giovani bellunesi. Oggi, purtroppo, i cambiamenti dell’etica e dell’educazione portano anche a questi episodi e dobbiamo essere pronti ad affrontarli. È risaputo, comunque, che con il cambio dell’ora e l’anticipo del calar del sole i furti aumentano. Ma, malgrado tutto, questi reati, secondo l’ultima rilevazione, sono in calo: quindi le azioni messe in campo si sono rivelate utili per ridurre la loro incidenza».
Tra i suoi obiettivi c’era anche la riduzione delle truffe ai danni degli anziani.
«In effetti questa è la vera preoccupazione, perché questa tipologia di reati colpisce le fasce più deboli e che, molto spesso, per una sorta di vergogna, non vengono nemmeno denunciati. Per questo ci siamo spesi per andare sul territorio, organizzando incontri, serate pubbliche per mettere in guardia le persone. E i risultati si vedono: oggi riceviamo molte più chiamate di cittadini che segnalano persone sospette. Comunque a mio parere un anziano non andrebbe mai lasciato da solo in casa».
Presto anche la polizia postale chiuderà i battenti. Un servizio in meno per i cittadini, quindi.
«Poiché la polizia postale si occupa di reati informatici non c’è la necessità di avere sul posto questi professionisti. Il personale che fino ad oggi opera in questo settore, col nuovo anno, comunque sarà in parte spostato negli uffici e continuerà ad occuparsi di truffe via web, mentre altri saranno impiegati nel controllo del territorio».
Lei è stato un fautore dell’uso dei social media per avvicinare la Polizia ai cittadini. Qual è il bilancio di questo esperimento?
«È vero, io credo molto nell’utilizzo utile dei social. Questo dialogo che si è instaurato con la popolazione e che ha visto il raggiungimento di ben 25 mila followers, da un lato è servito e serve tuttora a noi per mostrare il lato umano della Polizia di Stato che è preminente, e dall’altro è servito e serve agli utenti di Facebook e Twitter per acquisire una certa esperienza nel loro sano utilizzo. È stata una scommessa per Belluno, che è una delle province più tradizionalista d’Italia, e l’abbiamo vinta. Se all’inizio la definizione “il questore di Facebook” per coloro che me l’hanno affibbiata poteva servire a sminuire questa funzione, io invece ne sono contento perché la ritengo una definizione bellissima: significa che il questore in prima persona interagisce ogni giorni con le sue migliaia di followers e questo secondo me non ha pari».
Qual è la sfida più importante che attenderà questo territorio e con cui dovrà confrontarsi il suo successore?
«Bisogna stare al passo coi tempi, capire le nuove istanze che emergono da questi anni e adattare la nostra operatività ad esso».
Ad esempio?
«Pensiamo agli eventi organizzati in provincia come sagre e fiere, per i quali la sicurezza è diventata un aspetto primario. Quando alla sagra di Polpet hanno chiesto la nostra consulenza, abbiamo cercato di dare una risposta recintando l’area. Tutto questo poteva essere visto come una sorta di invasione di campo in una manifestazione paesana, insieme anche alla regolamentazione dell’accesso. Invece, abbiamo visto che l’affluenza è aumentata, perché la gente si è sentita sicura e ha capito lo spirito con cui è stata fatta la cosa».
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