Epta e De Rigo nel Bellunese: la produzione si ferma. Operai a casa per il blocco delle consegne

Il problema è il nuovo lockdown per Covid del porto di Shanghai, nodo fondamentale per il commercio in tutto il mondo

Paola Dall’anese
Lo stabilimento dell’Epta Costan di Limana
Lo stabilimento dell’Epta Costan di Limana

VALBELLUNA. Il lockdown per Covid in Cina e soprattutto a Shanghai, i costi dei trasporti aumentati, alcune rotte aeree modificate per la guerra in Ucraina stanno creando sempre più disagi alle imprese bellunesi. E c’è chi si trova costretto a fermare per qualche giornata la produzione.

Lunedì alla Epta Costan di Limana reparti produttivi chiusi e ferie collettive per i lavoratori, «per un surplus di scorte in magazzino», dicono i sindacati; «perché avevamo programmato le ferie», replicano dall’azienda. Hanno lavorato gli amministrativi e la logistica. Stessa cosa è accaduta ieri alla De Rigo Refrigeration di Sedico: anzi, in questa azienda alcune linee produttive si sono fermate sia venerdì che ieri.

Uno stop causato da una congiuntura internazionale non favorevole si era registrato anche ad aprile per l’azienda sedicense che produce banchi frigo industriali: anche in quella occasione erano state due le giornate di fermo produttivo di alcune linee.

«Da quello che sappiamo questi fermi produttivi sono dovuti a una difficoltà nelle consegne degli ordini», precisano Stefano Bona della Fiom Cgil e Matteo Caregnato della Fim Cisl provinciali. «Non dipendono da carenza di materie prime o da riduzione di produzione o commesse. Anzi, di lavoro ce n’è molto, di ordini pure, il problema è la consegna».

Difficile capire se siano stati i clienti a chiedere alle imprese di posticipare il ritiro degli ordini o se ci siano difficoltà nel far pervenire a destinazione i prodotti richiesti. «La cosa particolare è che alla Epta Costan di Limana alcune linee sabato hanno fatto gli straordinari . E questo lavoro extra, dovuto all’aumento degli ordini, ha generato un incremento dei prodotti tale da saturare i magazzini», sottolinea Bona che aggiunge: «Ad oggi, per quanto ci è dato sapere non dovrebbero essere previste altre fermate produttive. Ma qui è tutto in divenire».

Per quanto riguarda invece la De Rigo Refrigeration di Sedico, sia venerdì che ieri c’è stato uno stop: «I lavoratori che lavorano all’assemblaggio sono a casa da venerdì e oggi (ieri per chi legge, ndr) altre linee sono rimaste ferme. I dipendenti interessati sono stati posti in cassa integrazione: l’ammortizzatore sociale è stato aperto già da qualche tempo e precisamente dal mese di aprile, che aveva visto la produzione fermarsi due volte. La cassa viene decisa di volta in volta, in base all’evolversi della situazione».

«Anche alla De Rigo Refrigeration», evidenzia Caregnato, «siamo pieni di volumi, ma purtroppo i costi di spedizione aumentati, la chiusura dei porti cinesi in particolare di Shaghai – dove sono ferme parecchie merci provenienti dall’estero – e l’aumento del costo dei container stanno generando questi disguidi».

«Purtroppo alcune situazioni internazionali stanno mettendo a dura prova la tenuta delle nostre imprese», analizza Enrico Triches, referente di Confindustria Dolomiti per il settore metalmeccanico. «Da una parte il difficile approvvigionamento delle materie prime sta mettendo in crisi diversi settori. Alcuni imprenditori hanno dovuto prendere in affitto dei capannoni per riporre i prodotti che necessitano di qualche ingranaggio o pezzo che si fa fatica oggi a reperire. Dall’altra abbiamo i costi dei trasporti via acqua dalla Cina che sono quintuplicati e rendono difficili le consegne. E cosa dire poi del prezzo dell’acciaio che in due anni è triplicato e in pochi settimane è aumentato ancora del 30-40%? E le brame? I “materassi” di acciaio che vengono lavorati per ottenere le lamine prima della guerra venivano dall’Ucraina ora dobbiamo andare fino in Cina a prenderle».

« La filosofia», conclude Triches, «è che il prezzo di una materia prima viene fatto al momento del ritiro dell’acquirente, ma per chi deve vendere un prodotto finito questo non è possibile. E questo uno die motivi che portano le imprese devono interrompere la produzione e a mettere in cassa integrazione i lavoratori. La situazione è critica».

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