Eredità milionaria: l’imputato è morto prima della sentenza
CORTINA
Quando una vita non basta. Franco Martini non ha campato abbastanza, per ascoltare una sentenza, sull’eredità milionaria della sorella Lina. L’imputato è deceduto lo scorso luglio, a 90 anni compiuti da cinque mesi e ieri è stato prodotto il certificato di morte. Inevitabile la richiesta di una sentenza di non doversi procedere del pubblico ministero Marcon, alla quale si sono associate le parti in causa (Ponti per la difesa e Dalle Mule per la parte civile), prima che il giudice Marson (l’ultima arrivata in tribunale) la pronunciasse, in nome del popolo italiano.
Martini era passato dal ruolo di accusatore di Nives Del Favero a quello di imputato. Aveva portato a processo la donna per le ipotesi di truffa e circonvenzione d’incapace, a proposito dell’eredità da cinque milioni di euro. Si è ritrovato a sua volta sul banco degli imputati, accusato di falsità materiale, soppressione di atti veri, cioè il testamento, dichiarando che era andato perduto; poi di omissione di atti d’ufficio, in quanto, come amministratore di sostegno, avrebbe omesso di scrivere il rendiconto annuale al giudice sulle attività della sorella, oltre a una relazione dopo la sua morte; di peculato continuato perché si sarebbe impossessato delle rate della pensione sociale e di quelle dell’affitto; infine di abbandono d’incapace, poiché l’avrebbe lasciata sola a Cortina, senza l’assistenza, le cure e i soldi necessari.
I fatti sarebbero accaduti tra il 2008 e il 2009 e le indagini erano state svolte dal sostituto procuratore Bianco. A distanza di quasi dieci anni, Martini se n’è andato prima della sentenza. –
G. S.
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