Erostrato, Aquini contro il sindaco Zanella per la richiesta di danni

Nemesio torna a parlare e se la prende con il primo cittadino: «Siamo innocenti e non capisco perché lui sia parte civile»



Erostrato, dalla A alla Z. Aquini contro Zanella è l’ultimo capitolo di un romanzo cominciato nel luglio 2017 e arrivato al rinvio a giudizio di Nemesio e Samuele per tutti i reati contestati all’ancora anonimo imbrattatore, piromane e una serie di altre cose. L’elenco è lungo: parte dal deturpamento e arriva alla tentata estorsione.

I due indagati se l’aspettavano di dover affrontare un processo, ma non immaginavano che ci fossero costituzioni di parte civile, in poche parole richieste di danni. E invece ci sono state quelle di Carlo Zanella, anche se come privato cittadino e non come sindaco, e di Aldo Dalle Grave, il proprietario della legnaia bruciata a Morzanch.

Nemesio Aquini apre la porta con la solita gentilezza e accetta un caffè in un bar di via Roma, dove costa ancora 90 centesimi e ti danno un piccolo spuntino: «Faccio fatica a pensare che possano essersi costituiti a ragion veduta. Secondo me, non ci credono nemmeno loro, ma qualcuno deve averli convinti. In particolare, il sindaco, anche se non nel ruolo istituzionale, ma anche Dalle Grave, con il quale avevo parlato. Non l’ha fatto don Andrea Piccolin, anche perché siamo in buoni rapporti. A parte che siamo innocenti, ma perché vogliono dei soldi da noi? Sono amareggiato dal punto di vista umano».

In famiglia, nessuno ha mai pensato al proscioglimento: «La Procura non poteva mica dire di aver scherzato per tutto questo tempo, oltre al fatto che le indagini sono costate parecchi soldi, tra una consulenza e l’altra. Non ci eravamo fatti nessuna illusione e, comunque, per il processo se ne parlerà il prossimo anno. Quella del mese di dicembre sarà soltanto una prima udienza. Io non posso certo permettermi di morire prima di questa data».

Erostrato non si è più fatto vivo dal 22 gennaio 2018, il giorno delle caramelle con gli spilli nel cortile dell’asilo di Cergnai. Significa qualcosa? «Non cambia niente. Non siamo stati noi a fare le cose che ci vengono addebitate. Siamo completamente innocenti e lo dimostreremo con i nostri avvocati e con le consulenze, che abbiamo a nostra volta commissionato e contrasteranno quelle della Procura della Repubblica».

La magistratura metterà in campo un buon numero di testimoni e le parti civili non staranno ad ascoltare. La difesa? «La teste dell’accusa, cioè la signora con il cane che ci avrebbe visti con il fumo di Morzanch sullo sfondo è smentibile in un minuto. Non comprendo cosa abbia contro di noi e perché ci abbia messo in mezzo. Ho cercato anch’io dei testimoni e, da questo punto di vista, siamo tranquilli. E i nostri legali ci hanno rassicurato, soprattutto sulla tentata estorsione, che non è configurabile, tanto meno dimostrabile».

Nemesio Aquini continua a leggere tantissimo, mentre ha dovuto interrompere il suo romanzo, tra l’autobiografico e il fantasy, per via del sequestro: «Non mi sono mai fermato con le letture, perché non mi accontento di conoscere, ma devo anche approfondire. Certo, devo stare attento, perché ho scoperto che quello che leggo può essere usato contro di me. Il mio libro è fermo: mi manca l’ultimo capitolo».

Prove non ce ne sono. Sarà un processo indiziario, nel quale bisogna che gli indizi siano gravi, precisi e concordanti, per arrivare alla condanna: «Quanti innocenti sono stati condannati, nel corso degli anni? Non c’è il nostro Dna da nessuna parte e le consulenze dell’accusa non reggono per niente, ma qui stanno cercando un capro espiatorio e noi non ci stiamo a recitare questo ruolo». —





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