Erostrato, un supertestimone va in soccorso dei due Aquini

Le indagini difensive fanno spuntare una donna di Cergnai che sa molte cose Nemesio assicura: «Dimostreremo la nostra innocenza nell’aula del tribunale»



Supertestimone a favore di Nemesio e Samuele Aquini. Ci sarebbe una donna di Cergnai che è in grado di contrastare quello che ha detto la signora con il cagnolino sul fumo dell’incendio alla legnaia di Morzanch. L’episodio della fine di novembre 2017 non è per forza quello chiave, nelle complesse indagini dei carabinieri della Compagnia di Feltre, ma è uno dei pezzi più importanti del puzzle investigativo, sul tavolo del pubblico ministero Marcon.

Aquini padre è convinto di poter smontare almeno una parte del castello accusatorio fatto di incendi, lettere con o senza polverina, scritte sui muri e caramelle con gli spilli; intanto rimane irriducibile nelle sue convinzioni e anche nelle sue abitudini.

È in passeggiata, quando riceve una telefonata dal Corriere delle Alpi sul suo cellulare e non rinuncia a dare una dritta sulle indagini difensive degli avvocati Luciano Perco e Stefano Zallot: «Posso dire che abbiamo trovato a nostra volta una testimone, che probabilmente i militari hanno sottovalutato e che può garantire sul fatto che io e Samuele non c’entriamo niente con il rogo della legnaia nel bosco. Lassù c’era davvero un amico, che stava bruciando spazzatura. Strano che lei non sia stata cercata anche dalla magistratura».

Lo spirito è quello dei tempi migliori, sembra passato un periodo molto negativo, coinciso con la richiesta di rinvio a giudizio: «Non ero preoccupato tanto per questo, quanto per le condizioni di mio figlio Samuele. È per lui che sto soffrendo davvero molto. Sono sempre stato un buon padre e un buon marito per Fiorella. È vero, fisicamente sto molto meglio e spero di poter vivere ancora abbastanza a lungo».

Nemesio Aquini è sicuro che ci sarà il processo e questo ha già avuto modo di dirlo. Nessuno coltiva la possibilità che ci sia un proscioglimento. A parte questo, ha riavuto il romanzo che stava scrivendo e gli era stato sequestrato durante la perquisizione di settembre: «Ho ricominciato a scrivere e la parte che mi riguarda è finita. Sto scegliendo il finale di quella che riguarda Erostrato: può darsi che mi venga in soccorso un episodio di tanti anni fa, che ovviamente non posso anticipare in questo momento. Chiaro che ci processeranno: con quello che sono costate le loro indagini...».

Quello dei costi è un capitolo delicato. Per difendersi, bisognerà per forza spendere: «Ho già dato mandato ai nostri legali di commissionare una perizia calligrafica capace di confutare quella che la grafologa Nicoletta Cavazzana ha confezionato per la Procura della Repubblica. Non dovrebbe essere troppo difficile. A casa nostra non è stato trovato niente di compromettente, questo è certo: addirittura i fogli sono di una carta diversa da quella usata da Erostrato. Non lo conosco e non ci ho mai avuto niente a che fare». —





Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi