Esorcismi per curare la psicosi, prete indagato

È accusato di violare i divieti del giudice, stalking e calunnia nei confronti della comunità che ospita un giovane disabile

BELLUNO

Messe in giardino urlate attraverso un megafono, sit in di gruppo, accuse di maltrattamenti e sequestro di persona al personale della struttura e incursioni non autorizzate a tutte le ore, anche allo scopo di praticare esorcismi. Un sacerdote in pensione è indagato per stalking, calunnia e violazione reiterata dei provvedimenti del giudice civile, per una lunga serie di episodi legati al ricovero di un giovane all’interno di una comunità alloggio della provincia di Belluno.

I fatti sui quali sta indagando il sostituto procuratore Roberta Gallego sarebbero iniziati nel marzo del 2017 e, nonostante i numerosi tentativi di tenere il prete lontano dalla struttura, continuano ancora oggi. Il suo comportamento, nei mesi, è diventato sempre più incontenibile, tanto da danneggiare non solo la responsabile della comunità alloggio che ha dovuto modificare tutte le sue abitudini, ma anche il ragazzo che l’ex sacerdote 76enne afferma di “voler liberare”.

Il giovane, nato negli anni ’80, presenta una situazione molto grave, sia sotto il profilo fisico che psichico, a causa di un ritardo mentale importante che gli provoca psicosi tali da renderlo pericoloso per sé e per gli altri. Anche la situazione familiare è compromessa: alla madre è stata tolta la potestà sul figlio, affidato poi alla struttura, dove, in alcuni momenti, è necessario sottoporlo a presidi contenitivi perché tende ad aggredire le persone agli occhi.

L’ex sacerdote è molto legato alla madre ed è convinto di poter curare il ragazzo attraverso un esorcismo, ma soprattutto ha una visione assolutamente distorta dell’assistenza e del percorso offerto al giovane dalla comunità alloggio che lo ospita su disposizione di un giudice. Proprio per questa convinzione, il prete in questi due anni si è sistematicamente introdotto all’interno della struttura, oltre a telefonare a tutte le ore, scatenando il caos e situazioni che compromettono il già difficile equilibrio dei suoi ospiti. Secondo le accuse, l’anziano sacerdote ha cercato di somministrare al ragazzo farmaci non autorizzati, gli ha portato del cibo, vestiti e perfino un telefono cellulare che è stato utilizzato arrecando disturbo a terze persone. Più volte la responsabile della comunità ha dovuto chiedere l’intervento dei carabinieri, anche perché ad ogni incursione, il prete ha diffamato gli operatori accusandoli, anche in presenza di estranei e degli ospiti stessi, di aver sequestrato il ragazzo e di maltrattarlo.

In un’occasione l’anziano si è piazzato nel giardino della comunità e ha recitato la messa armato di megafono. Un’altra volta ha convinto un gruppo di persone a seguirlo per inscenare un sit in di protesta all’interno della comunità. Inoltre ha portato in visita la madre, fatto che ha provocato nel ragazzo una crisi psicotica con reazioni violente e in un altro episodio ha affermato che la donna stava morendo. Tutte queste iniziative non hanno fatto che peggiorare la situazione del giovane e a nulla è valso il divieto di avvicinamento del giudice civile, misura cautelare che ora viene chiesta anche dalla Procura. —
 

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