Esplode un vetro sul bus strapieno di studenti

L’incidente ieri mattina a Ponte nelle Alpi. I detriti sono finiti addosso ai ragazzi Le mamme sbottano: «Bisogna mettere un secondo mezzo nelle ore di punta»

BELLUNO. La corriera strapiena di studenti frena. I ragazzi finiscono addosso a un vetro, che esplode. I frammenti finiscono addosso agli studenti. Si depositano nei cappucci dei giacconi, sui jeans. Nessuno è rimasto ferito, ma avrebbe potuto andare decisamente peggio ai giovani che ieri mattina stavano andando a scuola, a Longarone.

Il pullman di Dolomitibus è partito dal piazzale della stazione alle 7.45 e lungo il percorso si è riempito come sempre di studenti. Alla fermata di Ponte nelle Alpi sono saliti molti ragazzi e subito dopo la rotatoria del Bivio è successo l’incidente. L’autista ha frenato, «non in maniera brusca», segnala una studentessa, ma i ragazzi, stipati nel mezzo, non sono riusciti a reggersi in piedi. Perso l’equilibrio si sono appoggiati contro un vetro del bus, che si è frantumato.

I frammenti sono finiti addosso agli studenti, anche sul viso di una ragazza. A quel punto l’autista non ha potuto fare altro che fermarsi a bordo strada e chiedere che da Belluno arrivasse un altro pullman per portare i giovani a scuola (l’istituto alberghiero di Longarone). In realtà erano talmente tanti che il mezzo con il vetro sfondato è stato usato ugualmente. I ragazzi sono arrivati tutti a scuola in ritardo.

E se l’incidente non ha avuto conseguenze per i giovani, le mamme non l’hanno presa affatto bene. «Ogni mattina i nostri figli sono tutti ammassati negli autobus», sbotta Tamara Clapis. «Qui non si tratta di fare un viaggio di pochi minuti, in un percorso urbano. Mia figlia va all’alberghiero, il viaggio dura mezz’ora. Bisogna aspettare che si faccia male qualcuno prima di intervenire?». Quello che chiede Tamara Clapis è un altro mezzo, almeno nelle ore di punta: «I ragazzi si siedono perfino sugli scalini. Chi controlla se a bordo ci sono troppe persone? Perché le forze dell’ordine ogni tanto non fanno una verifica? Paghiamo un abbonamento, chiediamo solo che i nostri figli possano andare a scuola in condizioni decenti».

È arrabbiata anche Catia Redi. Anche lei ha un figlio adolescente che usa i mezzi di Dolomitibus per andare a scuola e la donna vuole raccogliere le firme fra i genitori per chiedere alla società di risolvere un problema che è diventato insostenibile: «Tutte le corriere sono strapiene, non solo quelle che fanno percorsi extraurbani», spiega.

«Le navette che vanno a Mier sono talmente piene che non si riesce nemmeno a salire. E anche gli autobus urbani sono sovraffollati la mattina presto. Piuttosto che succeda qualcos’altro, che aumentino di 5 euro l’abbonamento che paghiamo, ma si metta un secondo bus sulle tratte usate dagli studenti. Ci sono i nostri figli su quei mezzi».

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