Esposto alle procure di Trento e Belluno per il raduno dei quad

Mountain wilderness ipotizza anche il danneggiamento ambientale. Ambientalisti critici con la Fondazione Dolomiti Unesco
FALCADE. I volontari dell’associazione ambientalista Mountain Wilderness sono ritornati sulle tracce dei quad, in Val Fredda e sul Col Margherita. Hanno fotografato i segni lasciati dal passaggio dei veicoli, hanno confezionato otto pagine di relazione e hanno inviato il tutto alle procure di Trento e di Belluno. Si tratta di un esposto contro gli organizzatori del raduno svoltosi all’inizio del mese, peraltro autorizzato dai competenti organi forestali e della sicurezza. Ma è proprio su queste autorizzazioni che i dirigenti di Mw hanno da obiettare, perché il percorso attraversava aree ambientali di particolare pregio e tutela. E la loro protesta non ha trovato eco nella Fondazione Dolomiti Unesco che subisce, essa stessa, una polemica critica da parte della stessa associazione.


«È evidente come ormai siano sempre più diffusi i dubbi sulla reale efficacia della Fondazione nel promuovere e sostenere un futuro di qualità delle Dolomiti e la difesa dello stesso patrimonio naturale e paesaggistico», dichiarano i dirigenti del movimento ambientalista. Il nuovo atto fa seguito all’esposto presentato ancora in maggio. «Il silenzio delle istituzioni è stato clamoroso e infatti la manifestazione dei fuoristrada si è tenuta. A questo punto il pacchetto delle incongruenze, del mancato rispetto di normative europee, nazionali e regionali è divenuto un dato di fatto» , è la prima accusa che muovono gli ambientalisti.


Nell’esposto si evidenziano nel dettaglio i possibili reati che ricadono su chi ha autorizzato il raduno e ha permesso, tramite «incredibili e illegittime deroghe», il mancato rispetto delle leggi. I reati ipotizzati sono il danneggiamento ambientale, l’omissione di atti d’ufficio, il mancato controllo, l’abuso di potere. «In alcune di queste responsabilità ovviamente ricadono anche gli organizzatori dell’evento, anche per il solo e non trascurabile fatto di aver modificato il percorso e le tempistiche degli attraversamenti delle aree più delicate (Rete Natura 200 e Zps, l’area Sic e Zps IT3230043, il vincolo idrogeologico) senza rispettare alcune prescrizioni», anticipa Mw.


Nell’esposto vengono ripresi i dettati specifici della Convenzione delle Alpi, in particolare del Protocollo Turismo, art. 15, laddove sta scritto che “le parti contraenti si impegnano a definire una politica di controllo delle attività sportive all’aperto, particolarmente nelle aree protette, in modo da evitare effetti negativi per l’ambiente. Questo controllo può condurre, ove necessario, a vietarne la pratica. Le parti contraenti si impegnano a limitare al massimo e, ove necessario, a vietare le attività sportive che comportano l’uso di motori”.


Si fa diretto riferimento alla strategia complessiva di gestione del turismo adottata e deliberata dalla Fondazione Dolomiti Unesco, modello B3, Mobilità sostenibile, laddove viene dichiarato che si debba procedere alla “armonizzazione delle norme sull’uso dei mezzi motorizzati (elicotteri –motoslitte –quad) per attività di pubblico servizio” e all’obiettivo B4, che afferma si debbano “elaborare dei codici comportamentali per la pratica delle attività sportive all’aperto”; e ancora si fa riferimento al principio di precauzione sostenuto ormai in ogni campo dall’Unione Europea.


Al di là di questi aspetti fondamentali rimane il fatto che fin dal suo primo documento del 20 febbraio 2017, Mw ha svolto un’azione preventiva, non violenta e trasparente nel tentativo di sollecitare le pubbliche amministrazioni al ritiro motivato delle autorizzazioni o quantomeno ad avviare un dialogo con tutte le associazioni ambientaliste e alpiniste contrarie alla manifestazione dei quad.


«L’esposto», dichiarano ancora i dirigenti di Mw, «è quindi la conseguenza diretta dell’inerzia riscontrata, anche perché vi è l’aggravante che le violazioni delle leggi hanno avuto luogo nonostante questa nostra azione di informazione diffusa e dopo precise prese di posizione contrarie al raduno espresse dal Cai nazionale tramite il suo presidente Tronti, dal Cai del Veneto, dall’AlpenvereinSüdtirol, dalla Sat, dalla Lipu, dal Wwf, da Legambiente, dalla Lac e altre associazioni che operano nel campo della difesa della natura e della dignità culturale della montagna» .
(fdm)


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