Espulso reclutatore dei foreign fighters dello Stato islamico

Il macellaio sloveno Rok Zavbi era stato condannato a Venezia per aver convinto i bellunesi Mesinovic e Kamalaleski ad andare a combattere in Siria

LONGARONE. Scarcerato ed espulso. Condannato per aver reclutato e addestrato per conto dello Stato islamico i combattenti bellunesi Ismar Mesinovic e Munifer Karamaleski, lo sloveno Rok Zavbi ha lasciato il carcere di Ferrara per fine pena ed è stato accompagnato all’aeroporto di Bologna dalla polizia, per salire sul primo volo con destinazione Lubiana.

Fin dall’arrivo in carcere del 28enne macellaio convertito all’Islam dall’imam bosniaco Bilal Bosnic, la sezione espulsioni dell'ufficio Immigrazione della questura aveva attivato la procedura amministrativa finalizzata all'espulsione dall'Italia. E a marzo il prefetto aveva emesso il provvedimento di allontanamento per motivi imperativi di pubblica sicurezza, mentre il questore ne aveva disposto l'accompagnamento coattivo alla frontiera.

Nel 2014, quando l’Is era diventato da gruppo di opposizione al regime siriano di Assad, Zavbi si era dissociato, ma questo non gli era bastato a evitare una condanna a tre anni e quattro mesi in abbreviato pronunciata dal gip veneziano Vicinanza per reclutamento. Assolto per l’associazione con finalità di terrorismo. In secondo grado, la Corte d’Assise d’Appello l’attenuante della dissociazione gli è stata riconosciuta e la pena è scesa a due anni, due mesi e 20 giorni. L’altro reclutatore in Veneto e Friuli, il macedone Ajhan Veapi ha preso quattro anni e otto mesi per reclutamento, prima di essere a sua volta espulso.

Secondo la ricostruzione del pubblico ministero Crupi, Bosnic aveva chiesto a Zavbi di venire in Italia, per parlare di quello che stava succedendo in Siria. È in quelle occasioni che ha incontrato Mesinovic e Karamaleski alla moschea di Pordenone, convincendoli a raggiungere il Medio Oriente. Mesinovic era partito da Longarone nel dicembre 2013 con il figlioletto Ismail Davud ed è morto il 4 gennaio dell’anno dopo in combattimento, ad Aleppo. Il piccolo non si è più trovato. Karamaleski viveva a Chies e ha portato con sé moglie e tre bambine piccole. Risulta irreperibile ed è a processo per partecipazione all’associazione con finalità di terrorismo, davanti alla Corte d’Assise di Belluno. —

Gigi Sosso .

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi