Estate calda, il ghiacciaio arretra ancora
Cagnati dell’Arpav: «Con questa fase climatica sparirà in pochi decenni». Gli alpini recuperano tre ordigni riaffiorati
ROCCA PIETORE. Tre ordigni della Grande guerra sono stati rinvenuti dall’esercito sul ghiacciaio della Marmolada a cui quella che si profila come la più calda estate degli ultimi trent’anni ha accorciato ulteriormente la vita.
Che alla fine dell’estate reperti bellici e rifiuti affiorino sui versanti della Regina delle Dolomiti è ormai consueto. Le alte temperature registrate negli ultimi tre mesi hanno però amplificato il fenomeno.
«Non abbiamo dati definitivi – dice Anselmo Cagnati della stazione Arpav di Arabba – ma quella che dal punto di vista meteorologico si è conclusa ieri sarà probabilmente l’estate più calda degli ultimi 30 anni, se la gioca con con quella del 2003. Tre mesi con temperature costanti e sopra la media hanno contribuito a un ulteriore regresso del ghiacciaio della Marmolada».
I rilievi su quest’ultimo vengono fatti ogni cinque anni e bisognerà attendere il 2019 per i prossimi. Tuttavia appare evidente come il fenomeno dello scioglimento del più grande ghiacciaio delle Dolomiti sia inesorabile. «La calda estate 2017 – aggiunge Cagnati – viene tra l’altro dopo un inverno con scarsità di neve e questo ha influito sull’ulteriore riduzione del ghiacciaio. Un regresso che è in corso da 150 anni e che da 30 ha subito un’accelerazione legata ai cambiamenti climatici. I dati del 2014 ci hanno detto che in 100 anni si è perso il 55% di massa e di volume».
Un destino che pare dunque segnato a meno di imponderabili cambi di tendenza. «Se la fase climatica continua ad essere questa – spiega Cagnati – la sorte del ghiacciaio è segnata: ancora qualche decennio e poi sparirà completamente». Conseguenze? Per Cagnati esse saranno soprattutto di carattere paesaggistico. «È vero che il ghiacciaio è una riserva d’acqua per l’estate – dice – ma la sua scomparsa non porterà a conseguenze catastrofiche perché ormai la quantità di ghiaccio è relativa».
Di sicuro continueranno ad emergere reperti della Prima guerra mondiale, come hanno verificato anche le truppe alpine dell’esercito che ieri hanno terminato il periodo di addestramento in alta quota iniziato il 21 agosto scorso.
Un’operazione complessa, quella dei militari, svolta dove correva la linea del fronte tra il Regno d’Italia e l’Impero austro-ungarico e dove fu combattuta una logorante guerra di posizione resa ancora più cruenta dall’asperità di un ambiente naturale ostile e proibitivo, che inflisse dure perdite ad entrambi gli schieramenti.
«Un’esercitazione essenziale nell’ambito dell’addestramento di specialità peculiare delle truppe alpine – dice il tenente colonnello Stefano Bertinotti – che è servita per mantenere il personale costantemente aggiornato ed in grado di saper operare in un ambiente che richiede elevata preparazione fisica, grande equilibrio mentale ed un livello di attenzione sempre alto per ridurre al minimo i rischi che la montagna comporta».
Ed è stato durante tale attività (portata a compimento grazie al supporto e al coordinamento fornito dalla Società Marmolada Srl) che gli alpini sono dovuti intervenire con proprio personale specializzato anche per identificare e segnalare alle autorità competenti alcuni residuati bellici, risalenti alla Grande guerra e riaffiorati pericolosamente in superficie a causa dello scioglimento del ghiaccio.
Nello specifico si tratta di tre ordigni: un proietto d’artiglieria e due bombe a mano per i quali sarà necessario condurre in futuro specifici interventi di neutralizzazione e bonifica.
Intanto questa mattina Mountain Wilderness coordinerà l’iniziativa per ripulire la Marmolada da varie tipologie di rifiuti. L’iniziativa ecologica si svolgerà a 550 metri dalla stazione di monte a Pian dei Fiacconi.
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