Estetisti e parrucchieri sono pronti: «Al lavoro 14 ore sei giorni su sette»
BELLUNO
È quasi rissa per le prenotazioni dalla parrucchiera. Lo ammette Ivana Del Pizziol, di Santa Giustina, che per Confartigianato coordina le 300 acconciatrici (e barbieri, «ma è un termine desueto») della provincia. «Lunedì sarò in negozio già alle 7.30, le prenotazioni scattano dalle 8».
Ecco, scordatevi, d’ora in avanti, di farvi la messa in piega recandovi senza telefonare o mettervi in agenda digitale. «La medesima procedura», racconta Alessandra Feltrin, «vale per noi estetiste che, peraltro, già operavamo su appuntamento».
Feltrin lavora a Longarone, Ponte nelle Alpi e Belluno e coordina la categoria sempre per Confartigianato. «Finalmente riprendiamo anche noi il 18 e, per la verità, non cambierà molto da prima. Portavamo già la mascherina e i guanti. La prenotazione è in uso da tempo, perché operiamo con una persona alla volta. L’igienizzazione l’abbiamo sempre praticata, così pure la periodica sanificazione».
Nulla di nuovo, dunque? «Chissà, forse la visiera per taluni trattamenti, allo stesso modo dell’acconciatore alle prese con la barba del cliente. E forse anche il plexiglas».
Plexigas che costa, però, anche 100 euro a microparete. «Se è per questo», racconta Alessandra, «da giorni siamo invasi di offerte. Ci vengono proposte macchine per ozonizzare l’ambiente, mentre si lavora, dal costo medio di 2 mila euro. Non so proprio quanto dovremmo lavorare per gratificarci di questo investimento».
A proposito, quanto si lavorerà per recuperare i mancati introiti del lockdown? «Tutti i giorni, dalle 8 alle 22, quindi orario continuato», risponde la parrucchiera Del Pizzol. «E sei giorni alla settimana. Quindi il lunedì compreso, che nel passato era il nostro giorno di riposo».
La domenica, dunque, tutti a casa? «Spero “ben”… Tuttavia», fa sapere la presidente degli acconciatori («sì, rappresento anche i maschietti»), «i Comuni sono autorizzati a concedere deroghe per la domenica».
I distanziamenti in salone, se al lavoro ci sono più artiste dei capelli, dovrebbero essere di due metri. Nessun separé in plexiglas, almeno questo è l’augurio di Del Pizzol. Mascherina e guanti ovviamente sì. E la mantellina in plastica che, però, è da buttare a ogni taglio o messa in piega. Nessun riciclo come in taluni casi era possibile fare fino a due mesi fa. Le forbici, i rasoi, il pettine, la spazzola sono da sterilizzare ogni volta che si cambia testa. Peraltro accadeva già.
«Ricordate la battaglia dei mesi scorsi contro l’eccesso di plastica? Mi pare», sorride Ivana, «che oggi nessuno protesti. Come cambia il mondo...». Cambia in peggio o, come molti auspicano, in meglio? «Non so rispondere, perché durante la pandemia siamo stati virtuosi, ma in taluni casi anche fintamente furbi. Lei non può immaginare quante colleghe, o presunte tali, hanno lavorato in nero, trasferendosi di casa in casa con la loro valigetta. Ecco, così non si fa». —
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