Estorsione a due fratelli: chiesti in tutto 15 anni

La procura vuole la condanna di quattro dei cinque imputati per aver chiesto 50 mila euro Le difese parlano di prestiti che dovevano essere onorati 



Estorsione ai fratelli: chieste pene tra i cinque anni e i tre e quattro mesi, assieme ad un’assoluzione per quella che una volta si chiamava insufficienza di prove. Per il pubblico ministero Marcon, Endrit Zeqja andrebbe condannato a cinque anni di reclusione e 3.000 euro di multa; la sua compagna Giulia Fusetto, Mendarium Vehapi e Francesco Lila a tre anni e quattro mesi e 1.500 euro; assolto Nediat Miftaroski, in quanto la prova del suo coinvolgimento non è stata raggiunta in tribunale.

I difensori Rigoni Stern, Sambugaro, Tandura, Alifuoco e Nicolin hanno ribattuto con l’assoluzione per non aver commesso il fatto.

La tesi difensiva è che le richieste di 50 mila euro ai sedicensi Patrick e Steven Calonego fossero state formulate dagli imputati per riavere indietro dei soldi dati in prestito.

La vicenda era cominciata nell’aprile 2015, quando i due fratelli sono andati a Thiene in macchina, dopo un appuntamento preso su Facebook. Zeqja e gli altri sarebbero stati incaricati di uccidere i Calonego in cambio di 20 mila euro e il punto di partenza diventa l’osteria ai Tre Gai di Villapaiera di Feltre. I gestori del locale non sono stati indagati in questo procedimento penale, perché semplicemente “messi in mezzo” dagli imputati. Ed è finita il 19 maggio, giorno in cui la polizia ha organizzato una trappola ben riuscita nel piazzale di Lattebusche.

Qui Zeqja è stato arrestato, in flagranza di reato, al momento d’incassare un acconto di 1.500 euro. Aveva ormai la busta in mano.

La pubblica accusa ha puntato parecchio sulla consulenza fonica commissionata alla polizia scientifica di Roma, al di là di una memoria prodotta ieri mattina e fatta avere anche alle parti. In due telefonate dall’altra parte della cella ci sarebbe Endrit Zeqja, ma per il resto, con alta probabilità il telefonista è Mendarium Vehapi. L’unico che potrebbe non c’entrare niente con tutta questa storia è Nediat Miftaroski. Le difese sottolineano che c’era un debito da saldare e nella ricostruzione della magistratura non mancano le incongruenze, accanto alle zone d’ombra.

Quello che è emerso durante l’istruttoria del processo non basta certo ad arrivare a pronunciare una sentenza di colpevolezza.

La discussione si è protratta fino al tardo pomeriggio e il collegio giudicante composto da Coniglio, Feletto e Cittolin ha rinviato all’8 maggio per eventuali repliche. Se replicherà il pubblico ministero potranno farlo anche gli altri, diversamente tutti zitti e comincerà la camera di consiglio utile ad arrivare alla sentenza di primo grado. —



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