Evade dai domiciliari per un colpo di sonno
FELTRE. Il colpo di sonno diventa evasione. Zeno Rossa era agli arresti domiciliari e alle cinque di pomeriggio non poteva trovarsi in un bar di Feltre. Ci era andato a pranzare, dopo una visita medica autorizzata all’ospedale Santa Maria del Prato, ma il suo permesso di uscita scadeva a mezzogiorno. L’uomo è stato condannato a otto mesi di reclusione, con il giudice Feletto che ha valutato le attenuanti generiche prevalenti sulla recidiva reiterata contestata dalla Procura.
Il pubblico ministero Pesco aveva chiesto un anno e sei mesi, proprio perché non era la prima volta che succedeva, mentre l’avvocato D’Agostini puntava all’assoluzione, perché il fatto non sussiste, in subordine al minimo della pena: il suo assistito non l’aveva fatto apposta e non meritava una condanna così pesante.
Rossa doveva scontare 18 giorni di arresto ai domiciliari, in esecuzione dell’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Venezia, che gli era stata notificata il 23 novembre 2016. Tra le prescrizioni, la possibilità di uscire di casa dalle 10 alle 12, in caso di necessità.
Il 6 dicembre l’uomo doveva sottoporsi a una visita ed era andato all’ospedale. Poi si era recato al bar da Remo, sulla strada verso Foen, per pranzare. Dopo aver mangiato, aveva preso sonno e non si era svegliato fino a dopo le 17. La barista aveva chiamato i carabinieri e i militari della pattuglia lo avevano trovato con la testa sulle braccia conserte sul tavolo. Erano bastati pochi accertamenti, per scoprire che Rossa era agli arresti domiciliari e che il suo tempo a disposizione era scaduto da diverse ore. Il processo si è concluso ieri con la condanna a otto mesi di reclusione e le motivazioni contestuali. —
Gigi Sosso
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