Evasione e atti osceni all’asilo: non trova un’altra comunità

Atteso il pronunciamento del Tribunale di Sorveglianza prima del processo penale che dovrebbe essere abbreviato per le due ipotesi di reato

AGORDINO. Dopo l’evasione per dedicarsi a pratiche autoerotiche all’asilo di Limana, l’agordino D. S. sta cercando un’altra comunità nella quale scontare gli arresti domiciliari. Il Ceis non lo vuole più dopo quello che è successo, e il suo difensore Rasera Berna aspetta anche il pronunciamento del Tribunale di Sorveglianza, che dovrebbe esprimersi entro martedì. L’arresto da parte dei carabinieri di Trichiana è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari Marson, ma si tratta di fare il processo per evasione e atti osceni aggravati dal luogo pubblico.

La difesa ha preannunciato la richiesta di rito abbreviato in maniera da limitare il più possibile i danni, in quanto l’uomo va curato, e il giudice ha rinviato al 9 maggio, quando tutto dovrebbe essere più chiaro. Il 61enne agordino ha dei precedenti recenti. È dell’8 marzo 2018 le accuse di minaccia aggravata, porto abusivo di armi od oggetto atto a offendere e violazione alle disposizioni del foglio di via obbligatorio per l’aggressione a una donna al parcheggio di Lambioi con una lama lunga una ventina di centimetri. Nello zaino gli erano stati trovati anche un martello e un paio di forbici.

Poi il 27 marzo aveva gettato l’acido muriatico appena comprato al supermercato addosso a una donna sotto i portici di piazza Vittorio Emanuele, a Belluno. Ai poliziotti della volante che l’avevano intercettato davanti al teatro Comunale aveva spiegato: «L’ho fatto perché sono cattivo». L’uomo in questo caso era stato denunciato per minaccia aggravata e lesioni. Non hanno presentato querela la caffetteria Dersut e la tabaccheria Pilat, che qualche piccolo danno ai negozi per la sostanza corrosiva l’avevano avuto.

La donna aveva raccontato di essere stata colpita ai vestiti e al viso, vedendosi costretta a ricorrere alle cure del Pronto soccorso del San Martino per una prognosi di cinque giorni. L’uomo aveva quindi patteggiato tre anni e due mesi, ottenendo gli arresti domiciliari in una struttura gestita dal Centro italiano di solidarietà, dove avrebbe dovuto seguire un percorso di disintossicazione dall’alcol. È evaso ed ora è tornato in carcere. –

G. S.

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