Ex Caserma Piave: «Cerchiamo una sede per poter lavorare sull’integrazione»

L’associazione "Insieme per il bene comune" chiarisce le sue finalità: corsi di lingua, progetti culturali e sociali

BELLUNO. Nessun centro islamico, tanto meno una moschea. Mentre la città si spacca, perché la preoccupazione è che un’aggregazione di persone di fede musulmana possa innescare situazioni delicate, l’amministrazione e l’associazione Insieme per il bene comune gettano acqua sul fuoco. «Ma quale centro islamico», spiega Massaro. «Stiamo parlando delle persone, attive da anni, che si ritrovano alla parrocchia di Cavarzano, a San Liberale. Fanno attività culturali, di integrazione, convegni con l’Usl. Operano insieme al movimento dei Focolarini, non sono un gruppo religioso. Quelli di Ponte nelle Alpi e di Santa Giustina sono centri islamici, non questo».

Centro islamico alla caserma Piave

L’associazione Insieme per il bene comune, inoltre, «ha tutti i requisiti per richiedere uno spazio alla ex Caserma Piave. È un’associazione, legalmente costituita. Ha partecipato al bando e non c’è ragione per negare loro uno spazio alla Piave. Poi i consiglieri possono dire quello che vogliono, anche parlare di moschea».

«Temo si sia innescata una confusione sul nulla: questa associazione è quella che ha organizzato la Marcia della pace. Non c’entra niente con il centro di Ponte nelle Alpi. Nessuno si è mai lamentato per le sue attività, cosa cambia adesso?».

Anche l’associazione ha preso posizione ieri, con una nota nella quale spiega di essere «un’associazione apartitica, senza fini di lucro, che svolge attività di promozione e utilità sociale. Si basa su norme organizzative ispirate ai principi costituzionali e a criteri di trasparenza amministrativa, nonchè alla partecipazione democratica dei soci alla vita associativa».

Nello Statuto sono scritte le finalità: «Elaborare un progetto sostenibile in grado di salvaguardare l’identità culturale dei propri associati e dei loro familiari, favorendo la partecipazione attiva e l’inclusione nella società italiana; sensibilizzare e collaborare con le istituzioni per rimuovere gli ostacoli all’integrazione degli associati attraverso un’attività di mediazione linguistica e socioculturale; valorizzare il ruolo delle donne attraverso iniziative; realizzare progetti, con i giovani, di prevenzione sull’alcolismo, la tossicodipendenza, le malattie sessualmente trasmissibili, il gioco d’azzardo, l’uso dei nuovi media; sostenere le famiglie in difficoltà; organizzare corsi per prevenire le violenze domestiche; fornire mediazione linguistica e enti pubblici e privati; promuovere lo sport come momento di aggregazione».

L’associazione ha organizzato la Marcia della pace, la festa Nord africana all’interno della rassegna “Il gusto dell’altro”, cene solidali, incontri per l’integrazione delle donne immigrate. Alla caserma Piave intende promuovere corsi di lingua italiana per i migranti, cene solidali, progetti teatrali con Slowmachine, corsi di lingue straniere per italiani e immigrati, eventi sportivi, progetti con Usl, e Avis per il dono del sangue, progetti di alfabetizzazione per le donne immigrate, incontri sui temi della sanità.

«Siamo alla ricerca di una nuova sede perché le ragazze organizzano da anni incontri, ma sono costrette ad affittare le sale», conclude l’associazione, presieduta da Hassan Frague. «Anche i nostri giovani non hanno spazi per ritrovarsi».

Alla caserma Piave c’è spazio. Un intero edificio sarà assegnato all’associazione (se il consiglio voterà a favore mercoledì), che si impegna a ristrutturarlo come prevede il regolamento comunale.

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