Ex Comedil, pontalpini scettici sul piano

Molti i dubbi dei cittadini all’assemblea con progettisti e amministrazione. «Diventerà un altro centro come Paludi»
Di Martina Reolon
Ponte nelle Alpi, 26 aprile 2006. L'area ex comedil, oggetto di un progetto di riqualificazione
Ponte nelle Alpi, 26 aprile 2006. L'area ex comedil, oggetto di un progetto di riqualificazione

PONTE NELLE ALPI. Il progetto di riqualificazione dell’area ex Comedil non convince i cittadini di Ponte nelle Alpi. Almeno quelli presenti alla riunione che si è svolta giovedì sera in municipio.

Il timore è che ci si possa trovare di fronte a una situazione simile a quella di Paludi. Ma sono anche altre le perplessità, prima fra tutte che anche questa volta il piano rischi di restare sulla carta.

Nel corso della serata i tecnici incaricati dalla proprietà, l’ingegner Redolfi e l’architetto Piolo, insieme al sindaco Paolo Vendramini e al responsabile del settore urbanistica del Comune Sergio Deon, hanno ripercorso la storia dell’area, di cui si parla ormai dalla prima metà degli anni Ottanta, quando la Comedil cessò l’attività a Ponte. E in questi anni si è vista anche la redazione di diversi progetti urbanistici per il recupero dell’area.

L’ultima versione, passata in commissione urbanistica la scorsa estate e approvata poi dalla giunta comunale, ha visto l’introduzione di diverse modifiche, prima fra tutte l’eliminazione dei mq di residenziale per lasciare 7.500 mq (tre stabili da 2.500 mq ciascuno) da adibire a quello che è definito “Parco commerciale”.

Rimangono invece le opere accessorie: rotatoria vicino al Famila, marciapiedi, spartitraffico dal lato di viale Dolomiti, piazza davanti alla biblioteca e riqualificazione del primo piano di quest’ultima, parcheggi, area scambio gomma-rotaia nella parte retrostante l’ex Comedil.

«Non è che ci ritroveremo con un altro centro come quello di Paludi?», ha chiesto preoccupato un cittadino. «Da come ho capito, gli stabili devono essere edificati entro quest’anno, pena la decadenza del progetto esecutivo», ha riflettuto un altro. «Se questo accade e se il Comune recede, quali sono le conseguenze?». «Ponte nelle Alpi diventerà la periferia di Polpet», si è sentito dire.

La perplessità generale è stata quella sulla creazione di un nuovo centro commerciale: «Non vorrei che si ripresentasse una situazione come quella di viale Cadore, con capannoni sfitti». «Credo si sia persa un’altra occasione per Ponte», ha commentato il già assessore Denis Mansotti. «Non si vuole vedere la volontà dei cittadini e tutto questo mi rende deluso».

Anche il già sindaco Fulvio De Pasqual ha parlato di una “seconda Paludi”. «Prima di fare un centro commerciale bisogna pensarci bene», ha riflettuto l’architetto Maurizio Pison. «Si parla di 100 posti di lavoro, ma questi si pagano con i clienti. E ci sarebbe bisogno di un’utenza che va al di là di Ponte. Per la piazza, del resto, vedo un’altra occasione persa: creiamo uno spazio più grande di quello di piazza Martiri a Belluno, ma con intorno solo la biblioteca?». Mauro Topinelli si è interrogato su quelle che saranno le implicazioni sul traffico, ma ha invitato a fare delle proposte concrete e a cercare di capire quanto è ampio il margine di trattativa con la proprietà.

Presente alla serata anche Luca Dal Poz, direttore di Confcommercio Belluno. «Rispetto al primo piano, questo è migliorato dal punto di vista urbanistico», ha precisato, «ma nel primo c’era un concetto diverso, ossia che il tutto diventasse un pezzo di città. Ora dobbiamo chiederci: quella attualmente proposta è “la” soluzione? Personalmente penso di no, anche perché siamo in contrasto con l’adesione, fatta dall’amministrazione, ai distretti urbani del commercio».

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