Ex dipendente Poste assolto in Appello ora torna al lavoro

BELLUNO. Non esiste una sola immagine che mostri Angelo Losego “in atteggiamento vigile e consapevole” mentre il suo collega apriva le buste e ne sottraeva il denaro contenuto. Dopo cinque anni di procedimento, è stato assolto in Appello l’ex addetto allo smistamento della corrispondenza dell’ufficio bellunese di Poste Italiane, Angelo Losego, indagato e poi imputato con le accuse di peculato e soppressione di corrispondenza in concorso con un collega.
Non ci sono prove a carico di Losego, anzi, le riprese video indicano che Losego non era neppure presente mentre il collega apriva le buste e ne sottraeva il contenuto più prezioso e i testimoni ascoltati durante il processo indicano che: Losego non era il responsabile dell’ufficio, il collega svolgeva il suo ruolo di smistamento da solo e le immagini video lo mostrano mentre agisce con fare circospetto e solo dopo essersi accertato di non essere visto da nessuno. Il fatto che i due fossero amici, non può essere la prova che fossero complici. Inoltre, se anche al Losego si potesse imputare l’omessa denuncia del collega, egli non ne avrebbe avuto il tempo, visto che gli agenti di pg sono intervenuti durante la notte nella quale sono avvenuti i reati contestati.
Assoluzione piena, dunque, per Angelo Losego, che ha anche rinunciato alla prescrizione del reato di soppressione di corrispondenza commessa da persone addetta al servizio postale, scegliendo di arrivare alla sentenza della Corte di Appello che, solo per lui, ha ribaltato la sentenza del Gip del Tribunale di Belluno emessa 18 novembre 2008. «Con tutta probabilità il giudice è stato indotto in errore dal verbale di pg, ricavando i dati per la condanna da una documentazione che non esiste agli atti e sulla quale non può basarsi la decisione». La sentenza della Corte d’Appello di Venezia risale al 17 aprile 2014, mentre è del 5 dicembre la conseguente sentenza del giudice del lavoro del Tribunale di Belluno, dove Losego ha vinto la causa per il reintegro nel suo vecchio posto di lavoro (le Poste di Belluno), in seguito all’ingiusto licenziamento subito il 4 dicembre 2008. Il giudice del lavoro ha annullato il licenziamento intimando a Poste Italiane il reintegro di Losego e la corresponsione, a titolo di risarcimento del danno, degli stipendi “persi” dal licenziamento al reintegro, oltre al versamento dei contributi previdenziali relativi allo stesso periodo (e alle spese legali).
Il fatto contestato a Losego e al suo collega G.B. sollevò molto clamore. La procura aveva ricevuto alcune segnalazioni e aveva deciso di andare alla fonte per capire dove spariva la corrispondenza di persone che aspettavano di ricevere denaro o oggetti preziosi. Nella notte del 3 settembre 2005, le telecamere installate di nascosto all’interno del centro di smistamento della posta di Belluno colsero in flagrante G.B., un impiegato 54enne che, dopo essersi assicurato di non essere visto, apriva 5 lettere che contenevano banconote, sottraendo in totale 270 euro. Dopodiché l’uomo sopprimeva la corrispondenza disfandosi delle buste. All’impiegato è contestata anche la sottrazione di un monile d’oro avvenuta il 24 giugno 2005.
Secondo l’accusa, Losego era presente, vedeva e faceva finta di nulla, ma non esistono prove di questo comportamento e un terzo impiegato in servizio quella notte afferma anche lui di non essersi accorto di niente.
Del resto il lavoro prevede che ciascun impiegato svolga mansioni differenti in spazi separati. Durante quella stessa notte, alle 5.20, scattò il blitz della polizia giudiziaria che perquisì e arrestò G.B.. Sugli orari rimane un po’ di confusione, perché l’intervento degli agenti è delle 5.20 e le registrazioni video sarebbero state acquisite tra le 5.32 e le 5.55.
Ora Losego (assistito nei procedimenti penali e del lavoro dagli avvocati Paolo Zaglio, Rita Mondolo e Ivan Borsato), che dopo il licenziamento aveva trasformato una vecchia passione in lavoro, è stato richiamato in servizio alle Poste, ma potrà considerare chiusa questa vicenda solo dopo la definizione degli accordi con l’azienda che l’aveva licenziato senza aspettare una sentenza definitiva.
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