Ex Eni: scattano i sequestri
Gli investigatori della Forestale in Comune e negli studi. Nel mirino le trasformazioni edilizie su circa 50 case
BORCA DI CADORE.
Perquisizioni e sequestri, in Comune e negli studi professionali: la Forestale ha fatto scattare l'Operazione Gellner, in relazione all’inchiesta sulle villette dell’ex villaggio Eni. Sotto sequestro sono finite tutte le pratiche di autorizzazione, tra le 30 e le 50 villette.
Il Villaggio Corte di Cadore (ex Eni) è da qualche tempo sotto i riflettori della procura di Belluno: il sostituto procuratore Luigi Leghissa ha aperto un fascicolo con ipotesi di reato che vanno dalle violazioni ambientali a quelle architettoniche, fino alle violazioni edilizie relative all’ampliamento di volumetrie per le quali occorrerebbero permessi veri e propri, non semplici dichiarazioni di inizio attività.
Dopo indagini preliminari, con consulenze tecniche disposte d'ufficio e anche iscrizione nel registro degli indagati di proprietari e di alcuni esecutori di opere, la settimana scorsa l’inchiesta ha ricevuto nuovi impulsi, con l’attività portata avanti dal nucleo investigativo del Corpo Forestale dello Stato di Belluno.
I Forestali sono andati prima in Comune a Borca per il sequestro e l’acquisizione della documentazione conservata nell’ufficio tecnico municipale; poi sono arrivati fino a Padova, per la perquisizione domiciliare e di alcuni uffici tecnici di uno dei direttori dei lavori del complesso Ex Eni.
Sono 273 le villette del villaggio Corte, tra le 30 e le 50 sarebbero «sospette» di trasformazioni che non potevano essere eseguite con quella leggerezza che secondo la procura è stata usata.
In particolare le strutture del villaggio ex Eni hanno la classica architettura montana e poggiano su colonne, come delle palafitte. Una parte di queste sono state oggetto di trasformazioni che, secondo Forestali e procura, implicherebbe un aumento di volumetria.
I lavori che avrebbero riguardato alcune di queste, avrebbero permesso di tamponare con setti murari gli spazi tra colonna e colonna, con scavi e con la creazione di nuove superfici e nuovi locali.
Secondo le ipotesi formulate dalla procura bellunese, quindi, questa creazione di nuove superfici significa anche la realizzazione di nuove volumetrie: il nodo è dunque l’autorizzazione che serve per la creazione di nuove volumetrie.
Per gli inquirenti, non basta la semplice dichiarazione di inizio attività (quella a tutti gli effetti esistente e presentata per sbancamenti e altro): trattandosi di aumento di volumi, andavano richiesti veri e propri permessi a costruire, dunque con iter procedurali completamente differenti.
Tra l'altro le trasformazioni edilizie sono andate a incidere su delle strutture vincolate sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista architettonico.
Per questo il novero delle ipotesi di reato che verrebbero contestate attualmente va dalla violazione urbanistica a quelle ambientali e architettoniche.
La documentazione sequestrata varia e abbraccia un periodo di lavori e interventi edilizi dal 2005.
Ora il Corpo Forestale dello Stato dovrà tessere le fila delle varie pratiche acquisite per far luce su procedimenti edilizi per i quali occorrevano autorizzazioni diverse, oltre a fare luce su sbancamenti e setti murari che hanno cambiato anche la fisionomia delle strutture edilizie risalenti agli anni '60.
Cioè lo storico villaggio Eni voluto da Mattei e pensato dall'architetto Edoardo Gellner, poi venduto dalla società Mi.No.Ter a una serie di privati.
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