Fa causa a Gsp, il giudice gli dà ragione
CANALE D’AGORDO. Per anni, puntualmente, ogni 10-15 giorni, dai rubinetti della sua casa scorre acqua torbida e non potabile. Col risultato che non può farne uso domestico. E nemmeno igienico. Immaginarsi, poi, i disagi, anche per quei turisti ai quali dà in affitto alcune stanze.
Nell’estate scorsa, dopo che non hanno dato alcun esito i solleciti (ai quali allegava i risultati delle analisi sull’acqua dell’ufficio igiene dell’Usl) al Bim, Sandro Busin, un cittadino di Canale d’Agordo, ha deciso di presentare, attraverso il suo legale, l’avvocato Sonia Deola, un ricorso d’urgenza contro l’azienda dell’acqua per porre fine al disservizio. E pochi giorni fa il giudice del tribunale civile di Belluno, Marcello Coppari, gli ha dato ragione ordinando al Bim-Gsp d’intervenire immediatamente «al fine di rimuovere la situazione di pregiudizio lamentata nel ricorso», condannando l’azienda dell’acqua al pagamento delle spese di giudizio.
La vicenda di Busin ha quasi dell’incredibile e si protrae da alcuni anni, costellati da lettere raccomandate all’azienda dell’acqua, controlli dell’ufficio igiene dell’Usl ed appelli attraverso le colonne dei quotidiani locali. Da anni, infatti, con una certa frequenza, dai rubinetti della sua abitazione sgorga acqua torbida.
Già nel maggio del 2005, il Bim-Gsp sarebbe stato a conoscenza del disservizio, dopo che gli ispettori dell’ufficio igiene dell’Asl di Belluno avevano effettuato una campionatura dell’acqua nell’abitazione del cittadino di Canale d’Agordo con un esito oltremodo chiaro: “acqua inutilizzabile a scopo potabile”. Le analisi, infatti, avevano accertato che nell’acqua era presente una quantità di ferro del tutto spropositata rispetto ai valori previsti dalla legge.
Da allora, il cittadino agordino, in attesa di un intervento risolutivo dell’azienda dell’acqua, si è arrangiato come ha potuto: acquistando filtri ed altri strumenti che comunque non gli hanno risolto il problema. All’inizio di quest’anno, sembrava che l’azienda dell’acqua avesse finalmente deciso d’intervenire. Ma, alcuni mesi dopo le solite rassicurazioni ed appelli senza esito sui giornali, Busin si è rivolto ad un legale. L’avvocato Deola ha presentato, vista la grave situazione, un ricorso d’urgenza contro il colosso che gestisce l’acqua presso il tribunale civile di Belluno, chiedendo al giudice di obbligare il Bim ad intervenire in modo urgente per far tornare l’acqua potabile.
Pochi giorni fa il giudice Coppari ha accolto il ricorso d’urgenza del cittadino agordino ed ha ordinato all’azienda dell’acqua di intervenire con celerità “al fine - come si legge nella sentenza - di rimuovere la situazione di pregiudizio lamentata nel ricorso”. Non solo. Ha anche stabilito che sia il Bim a pagare le spese di giudizio. La battaglia che si protrae da anni sembra ora essere alla fine.
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