Fa la maratona di Ravenna a otto mesi dal trapianto

Sana e robusta costituzione. Valerio Sani corre quasi quanto Forrest Gump. Una passione irrefrenabile, se non fosse che il sessantasettenne bellunese è fresco di trapianto di un rene.

BELLUNO. Sana e robusta costituzione. Valerio Sani corre quasi quanto Forrest Gump. Una passione irrefrenabile, se non fosse che il sessantasettenne bellunese è fresco di trapianto di un rene. Eppure si permette addirittura di macinare le maratone: l’altro ieri, a Ravenna, in 4.26.52. Neanche quattro ore e mezza: una storia da raccontare, oltre che una piccola impresa e una scommessa stravinta con se stesso: «Ero in dialisi e il trapianto del rene mi ha come restituito la vita: l’intervento è avvenuto a febbraio, all’ospedale di Udine ed è da allora che campo con questo ospita all’interno del mio corpo, accanto ai miei due, che non funzionavano più. Solo a metà settembre, ho potuto riavere il certificato medico necessario a iscrivermi a una gara così lunga e, in quel momento, è cominciata una vera e propria sfida: non ho potuto partecipare a Venezia, ma Ravenna non mi è sfuggita».

Il vincitore keniano Nicodemus Biwott è arrivato in 2.28.08 e beato lui che è giovane e in piena salute. Ma Sani non poteva certo pensare di guardare troppo l’orologio: «Gli ho dato un’occhiata un paio di volte in tutto. Purtroppo ho avuto un crollo nel finale, quando siamo entrati nel centro storico ravennate e ho dovuto confrontarmi con un porfido, a tratti, anche abbastanza sconnesso. Venivo da un infortunio e l’ho pagato in maniera abbastanza pesante. Tuttavia sono arrivato alla fine e, in fondo, è quello che conta. Non posso avere ambizioni, ma la soddisfazione più bella mi è arrivata da una signora, che quando ha conosciuto la mia storia è stata capace di ringraziarmi per il coraggio che le ho trasmesso».

L’allenamento è costante, soprattutto da quando Sani è in pensione: «Vado a correre tutti i giorni, in compagnia di una grande amica come Milena Mongillo. Insieme a lei e al mio cane siberian husky Iuk, avevo fatto anche la traversata delle Alpi, solo per dirne una. In questo periodo, posso dire di arrivare a circa 140 chilometri alla settimana , il che vuol dire 20 al giorno. Non sono più giovanissimo e avevo dovuto lasciare il lavoro per un’insufficienza renale, pertanto posso considerarmi contento di quello che sto facendo».

Il prossimo impegno? È già cerchiato sul calendario: «Sto preparando il Trail del Cinghiale, dalle parti di Faenza. Una prova da 60 chilometri per 4 mila metri di dislivello, sull’Appennino. Un’altra bella scommessa, possibilmente da vincere».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi