Fa troppo caldo, scatta nelle fabbriche di Belluno il piano di refrigerio

Distribuzione di acqua, nuovi ventilatori, orari modificati: sindacati e aziende si muovono per il bene dei lavoratori 
LAVORI EDILI, CANTIERE OPERAIO CON CASCHETTO
LAVORI EDILI, CANTIERE OPERAIO CON CASCHETTO

BELLUNO. L’emergenza caldo si fa sentire anche nelle fabbriche bellunesi. Tanto da costringere aziende e sindacati a correre ai ripari. Bottiglie d’acqua, sali minerali, qualche ventilatore in più, entrate e uscite anticipate: sono queste alcune delle strategie messe in piedi dagli imprenditori, secondo quanto concordato nei mesi scorsi con le parti sociali.

Già qualche anno fa, quando c’era stata un’ondata di caldo simile a quella attuale), i sindacati si erano mossi per poter garantire le migliori condizioni di lavoro ai dipendenti, evitando così malori e problemi di salute.

«Di fronte a temperature elevate, che nei giorni scorsi all’interno dei capannoni hanno raggiunto anche i 35-36 gradi e che sono difficilmente sostenibili da chi lavora, sono scattati i piani di “refrigerio”», precisa Benedetto Calderone della Fiom Cgil. «Alla Sest di Limana e alla Firex di Sedico, per fare alcuni esempi, abbiamo anticipato l’orario di ingresso dei lavoratori, portandolo dalle 8 alle 7, e anticipando l’uscita dalla fabbrica. Assieme alle aziende, cerchiamo soluzioni che possano attenuare il disagio fisico per chi deve comunque produrre. A questi accorgimenti si aggiunge anche la distribuzione di bottigliette d’acqua, accompagnata anche dai sali minerali. In alcuni casi abbiamo anche dato la possibilità, sempre concordando l’azione con l’azienda, di aumentare i momenti di pausa. Questo nei tre mesi estivi, naturalmente».

«La Fiom Cgil qualche tempo fa», prosegue Luca Zuccolotto, segretario della Fiom Cgil, «ha diramato un vademecum su come si devono comportare i lavoratori in caso di picchi di caldo e di umidità. Abbiamo aperto delle discussioni con gli imprenditori per delineare un elenco delle azioni da mettere in atto per garantire il massimo benessere ai lavoratori. In alcune aziende siamo riusciti a siglare dei “patti”, in altre no. In alcune imprese si distribuiscono bottiglie d’acqua con sali minerali, in qualche altra hanno concesso di poter togliere i camici da lavoro, in altre sono stati aggiunti dei ventilatori, in altre ancora si sono aumentate le pause: il concetto che deve passare è che, quando un lavoratore ha caldo, deve fermarsi e rinfrescarsi, altrimenti ne va della sua salute. Spetta alle rappresentanze sindacali fare in modo che queste regole vengano rispettate. Se così non fosse, devono segnalarcelo e noi interveniamo subito. Perché va bene il lavoro, ma sulla salute non si può scherzare».


Ne è convinto anche Michele Faggioli, amministratore delegato della Sest di Limana. «Da noi, per far fronte al caldo, abbiamo deciso di anticipare di un’ora i turni di lavoro, oltre a garantire la distribuzione di bevande», spiega Faggioli. «Il problema maggiore lo hanno coloro che si occupano delle saldature, visto che si trovano a operare a 2-3 metri da terra, quindi in una posizione più calda. Cerchiamo di dare loro il massimo conforto e supporto possibile per garantire il minor disagio».

Sicuramente la soluzione di ventilatori o condizionatori non è così risolutiva, «perché rinfrescare 14-20 mila metri quadrati di capannone non è semplice. Stiamo pensando, quindi, a sistemi alternativi per movimentare l’aria e per il suo riciclo. Non sempre, comunque, è possibile venire incontro, come imprenditori, a queste esigenze, ma dove è possibile abbiamo cercato di dare maggior sollievo. Perchè se i nostri lavoratori possono stare in fabbrica in maniera più confortevole, i benefici vanno anche a nostro vantaggio».
 

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