Fadalto: un piano comune contro il rischio sismico

I vertici regionali della Protezione civile hanno incontrato i sindaci del Bellunese
Il presidente Bottacin e Roberto Tonellato
Il presidente Bottacin e Roberto Tonellato
BELLUNO. Affrontare il rischio sismico con un Piano di Protezione civile regionale condiviso con le Province e i Comuni più soggetti ai "capricci" delle faglie. Ieri mattina a Vittorio Veneto e nel pomeriggio a Belluno, i vertici regionali della Protezione civile hanno incontrato i sindaci di 40 Comuni del Trevigiano e 29 del Bellunese, da Quero fino a Sappada. Il Patto di stabilità che insiste nel decreto "milleproroghe" e che limita la spesa ai Comuni con più di 5.000 abitanti anche nel settore della messa in sicurezza di edifici strategici come scuole e case di riposo, è stato messo sotto accusa da alcuni sindaci nella mattinata. «Come si fa a parlare di prevenzione se non possiamo diminuire il rischio sismico in casa nostra?», è la domanda a cui l'assessore regionale Daniele Stival non ha potuto rispondere rimandando tutto al ministro Tremonti. Ma anche i Comuni sotto i 5.000 abitanti non se la passano meglio. Soldi per la prevenzione e la messa in sicurezza degli edifici pubblici, ma anche privati, non ce ne sono insomma, e nemmeno la Regione pensa di potersi accollare una tale spesa contributiva. «E' vero che non ci sono fondi nemmeno per queste e anche altre cose importanti», spiega da parte sua il presidente della Provincia, Gianpaolo Bottacin, presente ieri in Sala degli affreschi, «l'unica via quindi è la sussidarietà e l'ottimizzazione dei distretti provinciali di Protezione civile». Di questi il Bellunese ne conta nove, di cui quello dell'Alpago è composto dai cinque Comuni della Conca e da quello di Ponte. Se della zona dei Comuni a rischio sismico 2, dell'alto Trevigiano, le defezioni sono state una decina, dei 29 Comuni bellunesi nelle stesse condizioni ieri pomeriggio, a Palazzo Piloni se ne sono contati meno della metà. Assenti soprattutto le amministrazioni della zona del Feltrino, mentre Alpago, Longaronese, Sinistra Piave e alcuni altri Comuni della Valbelluna hanno risposto positivamente all'invito, prendendo parte all'incontro proposto dalla Regione e dalla Provincia di Belluno per un primo passo verso la condivisione di un mappa del rischio sismico e di una risposta corale a un'eventuale emergenza. «Un rischio che va affrontato anche con esercitazioni di protezione civile mirate, che prossimamente avranno luogo nelle zone interessate», ha affermato Roberto Tonellato, responsabile della Protezione civile regionale, giunto a Belluno col collega Gabriele Martini. Questa prima riunione, nelle intenzioni della Regione, va nella stessa direzione intrapresa dai Centri operativi intercomunali (Coi), come quello che sta per essere messo a punto da Farra d'Alpago e da Vittorio Veneto, "protagonisti", loro malgrado, per la questione dei "boati" e dei microsismi che agitano il loro territorio dalla Val Lapisina fino al passo Fadalto. Alla seconda riunione infatti sono intervenuti, oltre al vicecomandante dei Vigili del Fuoco e i tecnici della provincia bellunese, anche la Prefettura, che rappresenta l'elemento di coordinamento delle operazioni a livello dello Stato. Tonellato ha quindi ricordato quanto dichiarato dal nuovo direttore nazionale della Protezione civile, Franco Gabrielli, riguardo al rischio sismico nel Bellunese, che nella relativa scala si pone per 29 paesi appena un grado sopra al rischio massimo (cioè 2 su 4): «Va mantenuta una conseguente soglia di attenzione riguardo a fenomeni, che anche senza una provata correlazione con eventi sismici di profondità che preludano a terremoti, vanno attentamente monitorati per non rischiare di venire presi alla sprovvista in caso di un'evoluzione che non è mai prevedibile».

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