Fallimento Ndc: distratti 700 mila euro

Il socio accomandatario in aula: «Il mio stipendio era di 1.200 euro come quello di un operaio»

MEL. Fallimento Ndc: distratti 700 mila euro. Due gli imputati in rappresentanza della società di Mel, che lavorava come carpenteria metallica soprattutto per la Costan di Limana: sono Felice e Ivan Da Canal, nel rispettivo ruolo di socio mandatario e amministratore di fatto. Difesi dall’avvocato Gasperin, padre e figlio sono accusati di bancarotta fraudolenta e ritardo nella richiesta di fallimento.

Tra il 2006 e il 2010, avrebbero distratto somme importanti con prelievo dai conti aziendali accesi in cinque istituti bancari, anche per pagarsi lo stipendio. In più, avrebbero stipulato due contratti di leasing per nuovi macchinari nel 2009, aggravando la situazione, oltre a chiedere l’autofallimento in ritardo.

La Ndc era nata nel 1995 ed è stata dichiarata fallita nel 2011, nel frattempo il numero dei lavoratori era sensibilmente diminuito. Le indagini della Guardia di Finanza si sono concentrate naturalmente sui conti. I movimenti bancari, a cominciare dai prelievi contestati, e i ricavi, che sono passati dai 3 milioni di euro del 2006 agli 800 mila euro del 2010.

Nei primi tempi il committente Costan era molto forte sul mercato e dava sempre più lavoro (il 90 per cento delle commesse), i guai sono cominciati in coincidenza con la crisi economica. Nell’esame dell’imputato, Felice Da Canal ha spiegato che «fino al 2008 è andato tutto bene e ci sono stati anche degli investimenti in leasing. Già l’anno dopo Costan ci ha tolto lavoro».

Ma i prelievi dai conti? «Il mio stipendio era di 1.200 euro al mese, più o meno quello che guadagnava all’epoca uno dei miei operai».

L’impiegata amministrativa sentita in seguito ha confermato la cifra, aggiungendo che non c’era una busta paga, ma si faceva un prelievo bancario. Per Ivan Da Canal, invece, scattava un bonifico mensile di 3 mila euro al mese.

Ascoltato anche un dipendente, che poco poteva sapere delle strategie aziendali, ma si è accorto che qualcosa era cambiato e per fare un certo tipo di lavoro bastavano meno persone. Manca un testimone da sentire e la sua assenza all’udienza di ieri mattina non è stata considerata giustificata dal collegio formato dai giudici Coniglio, Feletto e Cittolin. Pertanto, gli è stata comminata un’ammenda di 150 euro.

Il processo finirà il 21 marzo, quando ci saranno anche la discussione finale e la sentenza. Ivano Da Canal dovrebbe rendere dichiarazioni spontanee.

Gigi Sosso

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