Falso vaccino Covid alla figlia, la moglie lo querela

No vax portato in tribunale per aver fatto somministrare alla figlia un siero inefficace. La donna sarà anche parte civile

Gigi Sosso

Non è un problema di soldi, ma di green pass falso per il Covid-19. Quello ottenuto con un vaccino Pfizer farlocco somministrato da un ginecologo di Marina di Ravenna.

Ci sarà stato anche dell’altro, ma così è finito un matrimonio, a Belluno. La moglie l’ha querelato e portato in tribunale per violazione degli obblighi di assistenza familiare.

È l’ipotesi di reato contestata di solito a chi non paga l’assegno di mantenimento per i figli, ma vale anche per chi tiene una condotta contraria all’ordine o alla morale delle famiglia, di conseguenza si sottrae agli obblighi di assistenza inerenti alla responsabilità genitoriale.

La donna si costituirà anche parte civile con l’avvocato Gherda Forlin, non tanto per chiedergli un risarcimenti danni, ma per partecipare attivamente al processo e poter citare i testimoni, che ammetterà il giudice, per la formazione della prova. L’imputato, invece, è difeso dalla toga ravennate Silvia Brandolini.

I fatti sono dell’autunno 2021, quando i due coniugi avevano idee molto diverse sulla vaccinazione contro il virus Sars Cov-2.

L’uomo era un no vax convinto, mentre lei avrebbe voluto vaccinare la figlia, anche per farle ottenere il passaporto verde necessario a fare un certo numero di cose. Il futuro imputato aveva improvvisamente deciso di portare la ragazzina nella località romagnola e non in una più a portata di mani e questo aveva insospettito l’ex moglie.

Nell’ambulatorio del dottor Mauro Passarini, specializzazione ginecologia, la somministrazione del vaccino non era prevista oppure lo era, ma in forma così diluita da non fare effetto.

Eppure tanto bastava per farsi rilasciare il certificato. Le analisi sulla ragazza hanno escluso la presenza di anticorpi e da qui sono partite le indagini. L’uomo e altri sei bellunesi erano accusati di falso, in concorso con il medico, «perché in concorso tra loro, attestando falsamente l’inoculazione del vaccino anti Covid-19 inserivano i dati dell’avvenuta vaccinazione sulla piattaforma Sole Web, inducendo così in errore i funzionari addetti del ministero della Salute che, nel prendere atto, contrariamente al vero dell’avvenuta vaccinazione, rilasciavano la certificazione verde Covid-19.

Condotta consistita in particolare per Passarini nell’inserire nel sistema telematico, utilizzando le proprie credenziali di medico vaccinatore, i dati dell’avvenuta vaccinazione, senza aver inoculato alcun vaccino e per gli indagati nel recarsi nello studio medico del Passarini, nel fornire i propri dati personali e sanitari e richiedere l’inserimento della falsa attestazione di vaccinazione, al fine di ottenere la certificazione verde anti Covid-19».

Passarini ha patteggiato due anni, anche per peculato e la Corte dei Conti gli ha chiesto 8.561 euro, dopo che ne aveva già versati 16 mila all’azienda sanitaria.

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