Fanghi nel Piave, Enel sospende i lavori a Valle
Proteste dei pescasportivi che avevano bloccato l’attività in piena stagione Le ripercussioni si sentono su tutta l’asta del fiume fino a Trichiana
BELLUNO . La parte alta del Piave invasa dal fango dal Cadore al Longaronese, Alpago e Valbelluna. Dopo il recente svuotamento del bacino di Valle si è infatti ripresentata la situazione dello scorso anno con acque limacciose che stanno danneggiando non poco la pesca e le condizioni dei corsi d’acqua.
Le associazioni dei pescatori chiedono maggiori chiarezze e coinvolgimento nelle scelte di Enel Green Power che decide le varie operazioni sui bacini artificiali. «Dieci giorni fa - spiega Giuseppe Giacobbi, presidente del bacino di pesca del centro Cadore - Enel ha svuotato il bacino a Valle per effettuare una prevista operazione di sostituzione di una paratoia di superficie. Qualche settimana fa c’era stata una riunione preventiva in Provincia dove ci hanno assicurato che la cosa avrebbe avuto scarso impatto. Purtroppo una serie di fattori, tra cui il maltempo, ha complicato il tutto con gravi conseguenze per noi. Da 10 giorni, quando sono iniziati i lavori, non vendiamo più un permesso di pesca e si rischia di compromettere la schiusa delle uova di pesci pregiati come temolo o trota marmorata. Enel ha sempre detto che queste manovre vengono fatte d’estate per ragioni di sicurezza ma ci chiediamo se non si possa scegliere un periodo diverso dalla stagione turistica, che per noi è fondamentale. Per fortuna la Provincia, con i tecnici e il consigliere delegato Pierluigi Svaluto Ferro, si è subito attivata e ora siamo giunti ad un accordo. Enel sospenderà i lavori fino a settembre, così da salvaguardare almeno l’estate. Dopo di che auspico che si torni ad un tavolo per ragionare insieme, senza accuse reciproche ma condividendo i progetti».
Le ripercussioni si sentono fino in Alpago, spiega Filippo Sitran, del bacino numero 7 e anche la Federazione provinciale dei pescatori: «Questi fanghi limacciosi sono arrivati da noi per via del torrente Cellina che li ha portati ai margini del lago di Santa Croce. È un bel problema perché, al contrario dei torrenti, è molto faticoso rimuoverli dal lago. A questo punto solleciteremo un incontro con la Provincia, anche come federazione dei bacini, per capire come muoverci. Va bene la sicurezza ma va migliorato il metodo».
Più caustici invece i pescatori del bacino 6 Longaronese Zoldo. «Siamo alle solite – afferma il vicepresidente Endi Mussoi - dopo lo scorso anno anche stavolta si ripresenta la stessa situazione con acque nere improponibili per la pesca. Come bacini non siamo stati avvisati e neanche la Provincia ci ha fatto sapere qualcosa con anticipo. C’è stata della negligenza da parte dell’amministrazione provinciale a cui noi pescatori paghiamo le concessioni. Sicuramente una società organizzata come Enel ha dei piani di gestione a lungo termine e quindi è impossibile che queste operazioni non si potessero sapere prima. Adesso ci riuniremo e agiremo di conseguenza, perché le acque sono sporche fino a Limana e faremo sentire la nostra voce perché ne abbiamo abbastanza».
Enrico De Col
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