Fango nel lago, protestano i pescatori
VALLE. «È passato più di un mese da quando la Provincia avrebbe dovuto riunire enti e associazioni di pesca interessati alla situazione delle acque del Boite e del Piave, sempre più inquinate dai fanghi provenienti dal lago di Vodo, ma sinora nessuno si è mosso». A puntare il dito è Stefano Campi, vicepresidente del bacino di pesca 4. «Per questo ieri pomeriggio il presidente Giuseppe Giacobbi è sceso a Belluno per sollecitare degli interventi che mitighino i danni causati dallo svuotamento dei fanghi dai bacini di Vodo e Valle».
È da aprile che l’acqua di Boite e Piave è inquinata dai fanghi, accusa Campi, per i lavori che dovrebbero terminare entro il 30 giugno.
La vicenda dello svuotamento dei fanghi tiene alta la tensione da almeno tre settimane tra pescatori da una parte, Enel e Provincia dall’altra, con i primi preoccupati per la sopravvivenza dei pesci del Boite e del Piave.
Anche ieri dalla diga di Valle usciva acqua mista a fango. Invece di utilizzare una vasca di decantazione come promesso dai tecnici dell’Enel negli incontri preparatori del 2007, per lo sfangamento del lago di Vodo viene infatti usata una idrovora che li sversa direttamente nel Boite.
Con l’Enel ci sono stati vari incontri, anche a metà marzo, nel corso dei quali l’azienda elettrica ha spiegato ai pescasportivi dei bacini 3 e 4, attraverso l’ingegner Savio, che si era reso necessario svuotare il bacino di Vodo rimasto intasato dalla grande massa di detriti scesa a valle durante gli eventi del 2015, calcolati in circa 70.000 metri cubi. Una quantità che in corso d’opera è stata aumentata fino a 300.000.
Un’azione condivisa anche dai rappresentanti dei pescatori, che però non hanno condiviso il metodo scelto dall’Enel, tanto che hanno chiesto delle regole per il totale ripristino ambientale al termine dei lavori.
Ci sono poi dubbi sul termine del 30 giugno per la fine dei lavori, specialmente da parte di chi come Carmen Stabile, presidente del Consorzio delle Pro loco del Centro Cadore, con lo svuotamento dei bacini di Valle e Vodo si è vista rovinare la stagione turistica legata alla presenza dei pescatori abituali. «Il fatto che l’acqua dei due fiumi dall’inizio della primavera sia piena di fango», racconta Stabile, che è anche assessore di Perarolo, «non ha consentito l’arrivo dei pescatori che ogni anno venivano a pescare su questo tratto di fiume considerato tra i migliori delle Alpi. Perciò, oltre al danno della perdita della clientela turistca legata alla pesca , abbiamo avuto la perdita degli introiti dovuti al rilascio delle autorizzazioni. Ancora più grave sarà in danno che avremo nei prossimi 4 -5 anni, il tempo necessario perché la situazione del Boite e del Piave torni alla normalità».
Vittore Doro
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