Farmaci presi in ospedale assolta una dottoressa

PIEVE DI CADORE. Anestesista assolta dall’accusa di peculato. Il fatto non sussiste per Maruska Perazzolo, la dottoressa in servizio alla vecchia Usl 1, portata a processo, dopo che, durante un controllo di natura tributaria del 2014, la Guardia di Finanza aveva trovato, nel suo studio privato di Valle, circa 200 farmaci prelevati all’ospedale di Pieve di Cadore. Medicine scadute o molto vicine dalla data di scadenza per un valore commerciale di 46 euro, ma costate 23 (giusto la metà) all’azienda sanitaria.
Che Perazzolo fosse un pubblico ufficiale non c’è dubbio. Che avesse preso i presidi medici dalla farmacia del Giovanni Paolo II nemmeno. Ma il danno provocato alla pubblica amministrazione è stata minimo (anche solo in termini di smaltimento), pertanto già il pubblico ministero Gallego aveva chiesto l’assoluzione, perché il fatto non sussiste, alla fine della propria requisitoria. Il difensore Deiana del foro di Venezia non poteva che essere d’accordo per questa soluzione, aggiungendo che, più che all’ospedale, la sua assistita aveva sottratto le confezioni di Buscopan, Feritene, Toradol, Muscoril, Voltaren e altri marchi dalla pattumiera. Il collegio formato dai giudici Coniglio, Feletto e Cittolin ha effettivamente assolto con la formula richiesta dalle parti e nelle motivazioni contestuali si sottolinea che l’elemento materiale del reato c’è tutto, ma l’offensività è inferiore al minimo.
L’azienda sanitaria non si era costituita parte civile, per avere un risarcimento. Alcuni farmaci erano provvisti della fustella (l’adesivo che contiene il codice a barre) e altri no e il loro utilizzo non era personale, ma professionale: nel febbraio di quattro anni fa, erano stati trovati dalla Finanza di Cortina in un ambulatorio fatto in casa. Uno studio abusivo che l’anestesista aveva ricavato in un’ala di un vecchio fienile di Valle, all’interno del quale si praticavano sedute di mesoterapia e agopuntura. Si trattava di libera professione, in regime di extra moenia, ma non nel regolare ambulatorio in via Ria de Zeto a Cortina, che veniva usato raramente .
Nessuna fattura, nessuna bolla di accompagnamento, utili a giustificare l’uscita della merce dai locali dell’ospedale, mentre le fiamme gialle hanno trovato le ricevute delle prestazioni erogate da Perazzolo in questo ambiente domestico. La donna non poteva avere quei medicinali e questo l’avevano detto in diversi, durante l’istruttoria del processo, ma il valore non era tale da giustificare l’accusa del reato penale di peculato.
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