Favorirono un figlio prima del fallimento: condannati a metà

FONZASO. Bancarotta preferenziale: 10 mesi di reclusione a testa per Gianni Luigi e Luigia Baldissera, oltre a risarcimento danni di 52mila 841,25 euro ai fornitori della Fintitan di Venezia, più le spese di costituzione di parte civile. I due impresari di Fonzaso sono stati condannati per questo reato e per quello di ricorso abusivo al credito, mentre i giudici Coniglio, Feletto e Cittolin hanno pronunciato una sentenza di assoluzione, perché il fatto non sussiste, in relazione alle accuse di mancata richiesta del fallimento e di truffa aggravata.

Tutto compreso, il pubblico ministero Gallego aveva chiesto quattro anni per ciascuno e l’avvocato di parte civile Pea 88 mila euro di danni. Invece il difensore Montino avrebbe voluto l’assoluzione per tutti i capi d’imputazione, perché il fatto non sussiste o non costituisce reato. Il Tribunale ha sentenziato una condanna a metà. Bancarotta preferenziale, perché malgrado la crisi dell’edilizia in corso nel 2011, prima del concordato preventivo hanno pagato 96 mila 600 euro al fornitore Emanuele Forlin. Ricorso abusivo al credito, perché, dopo la messa in liquidazione dell’impresa, i due imputati hanno comprato cemento d’importazione greca dalla Fintitan, pagandolo con assegni bancari post-datati a 60 giorni. Tra il settembre e il dicembre 2011, i titoli della Banca Popolare di Vicenza sono stati incassati mentre da dicembre in poi mancava la provvista ed è rimasto un buco di 55 mila euro.

Cadute le altre accuse. E cioè di non aver chiesto il fallimento, malgrado perdite fino a 3,2 milioni di euro; si sarebbero macchiati di truffa aggravata nel momento in cui sarebbero ricorsi abusivamente al credito bancario per oltre 110 mila euro, nascondendo i problemi economici. Il meccanismo contestato era quello della cessione alla Cassa Rurale di Castello Tesino di crediti rispettivamente per 67.980 dall’Alto Trevigiano srl e 43.753 dalla Solar Green Energy, salvo poi chiedere a queste due società l’accredito dei soldi alla Banca Popolare dell’Alto Adige per 110 mila euro. —

Gigi Sosso

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi