Federalberghi contro la tassa di soggiorno
«Non intendiamo riscuotere la gabella per conto dei Comuni»
Gildo Trevisan
PIEVE.
Gli albergatori non vogliono essere gli esattori della tassa di soggiorno per conto dei Comuni. Federalberghi e associazioni dei consumatori uniti in difesa delle vacanze delle famiglie italiane: questo è l'obiettivo dell'associazione albergatori, annunciato dal suo presidente Gildo Trevisan, dopo l'assemblea svoltasi a Roma e a Venezia la scorsa settimana ed in attesa di quella provinciale che si terrà a breve. «Tra i nostri obiettivi - spiega Trevisan - c'è anche quello di stabilire un contatto con le varie associazioni dei consumatori per muoverci insieme nella difesa degli interessi delle famiglie sulle quali, nel caso fosse introdotta la tassa sulle presenze turistiche, graverebbe in concreto, mettendo in pericolo il diritto di tutti gli italiani a godere di un periodo di vacanza».
Perché?
«Se sarà introdotta l'imposta di soggiorno, gli albergatori diventerebbero in pratica gli esattori di questo balzello per conto dei Comuni. Questo perché non sarebbero loro a pagarla, ma i clienti, in quanto agli albergatori spetterebbe solo il compito di riscuoterla e versarla. Inoltre, questo sarebbe un pessimo debutto per il federalismo fiscale, tanto sbandierato in questi anni. Non sarebbe una buona immagine, partire con una riforma federalista che come primo atto impone un'altra tassa. In più, con questo provvedimento si creerebbe un'ulteriore disparità tra regioni a statuto normale e quelle a statuto speciale, che risulterebbero ancora più favorite perché i fondi raccolti da loro sarebbero dirottati sulla promozione, cosa che noi non potremo mai fare».
Il Ministro del Turismo Brambilla ha proposto che i soldi raccolti siano spesi solo a beneficio delle strutture turistiche.
«Non è ancora molto chiaro il meccanismo, ma a questo punto la Federalberghi chiederà un incontro urgente con l'Uncem per sentire cosa ne pensano i Comuni. Sono convinto che la risposta sarà negativa, perché non è pensabile che tutti quei Comuni che pensavano di chiudere i loro buchi di bilancio con il ricavato dalla tassa di soggiorno, ci stiano».
Avete stabilito una giornata di protesta?
«Sì. A Roma è stato deciso all'unanimità che il giorno 17 marzo, festa nazionale, gli alberghi non accettino prenotazioni. E' stata scelta questa giornata proprio per rendere emblematica la protesta».
La vostra categoria cosa propone, invece?
«Partendo dalla constatazione che quest'anno il turismo montano sta soffrendo, la categoria chiede provvedimenti di sostegno sia per le strutture alberghiere che per la promozione. In questi giorni sulle piste non si sente parlare italiano, ma solo altre lingue europee perché la nostra clientela italiana tradizionale non ha i soldi per le settimane bianche».
Dove prendere i soldi?
«Ritornando alle strutture una parte dell'Iva, che potrebbe essere dello 0,5%, come chiesto inizialmente o il 2%, come chiesto dalle assemblee. In questo caso alla Regione Veneto spetterebbero 240 milioni di euro».
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