Feltre, alla Pandolfo bollette annue da milioni di euro. «Le aziende energivore sono vicine al collasso»

Il caro bollette mina il futuro del settore alluminio: «Costi triplicati in pochi mesi, ripercussioni su tutte le filiere», sottolinea Mauro Favretto

Francesco Dal Mas
Stephen Green Photography
Stephen Green Photography

I costi dell’energia? «Sono devastanti», ammette Mauro Favretto, numero uno della Fonderia Pandolfo di Lentiai e Feltre, 400 collaboratori con lo stabilimento di Maniago. Ieri mattina ha constatato gli ultimi prezzi del metano e dell’energia elettrica. È sbiancato in volto e in queste ore sta verificando, insieme ai suoi più stretti collaboratori, se effettivamente c’è la convenienza di continuare.

C’è questa convenienza?

«Per la verità siamo pieni di commesse e tanti “clienti” ci pregano di non sospendere, disponibili anche loro a sostenerci».

Siete una delle industrie più energivore della provincia di Belluno. Ma, in verità, a quanto ammontano le vostre bollette?

«Le dico che non sono centinaia di migliaia di euro, ma sono di più, parliamo di milioni e milioni di euro. Parlo di costi annuali, ovviamente. E i numeri, negli ultimi mesi, sono triplicati. Anzi di più, in qualche caso».

Cosa l’ha spaventata?

«Il metano, per dire, lo scorso anno lo pagavamo 20-30 euro a megawatt/ora, adesso siamo sui 200…».

Quasi sette volte tanto. E l’energia elettrica?

«Lo scorso anno eravamo intorno ai 90-100 euro, adesso siamo sui 480 euro, sempre megawatt/ora. E questi sono i valori sulla Borsa odierna. Noi ci siamo appoggiati ai principali fornitori, abbiamo Eni ed Edison perché l’altra criticità ci porta in questo momento ad avere fornitori affidabili».

Ce ne sono altri di non affidabili?

«Ci sono diversi fornitori, alcuni magari un po’ più fragili, che stanno dando seri problemi di continuità nell’approvvigionamento. Negli anni abbiamo imparato che è prudente appoggiarsi a nomi robusti. Con Eni ed Edison la garanzia dell’approvvigionamento c’è e questa è una cosa importante. I prezzi sono…».

Come sono?

«Chiamiamoli “devastanti”. Per cui la domanda che ci facciamo è questa: fino a che punto il mercato riesce o l’azienda riesce a farsi carico di questi aumenti?».

Fino a che punto?

«Lo stiamo verificando. Ho sentito di cartiere e acciaierie che hanno sospeso le produzioni. Nel settore dell’alluminio, prima del prodotto ci sono dei processi elettrolitici che sono energivori in misura importante. Già sei mesi fa, a livello europeo, si vedevano fonderie di alluminio primario che stavano riducendo la capacità o stavano chiudendo proprio perché non ci stavano dentro con i prezzi».

Voi, invece, avete retto. E retto bene.

«Sì, ma in questi giorni stiamo facendo tutta una serie di analisi per vedere qual è il punto in cui si deve dire stop: valutiamo cosa fare».

I primi riscontri di queste valutazioni?

«Non abbiamo ancora completato i conteggi, se devo essere sincero, diciamo che la cosa interessante è che gli ordini ci sono. Abbiamo un portafoglio ordini molto robusto e questo ci incoraggia. Devo dire la verità che ci sono anche tanti clienti che ci sostengono nei costi energetici perché capiscono e quindi sono disponibili anche a rivedere le quotazioni».

Addirittura ci sono clienti disponibili a venirvi incontro?

«Sì. Io dico sempre: i clienti sono un patrimonio, i fornitori sono un patrimonio, e in questo momento bisogna darsi una mano».

Possiamo dunque rassicurare che non siete nella condizione di dover sospendere l’attività.

«In questo momento non ci troviamo nelle condizioni di dover sospendere, però devo essere sincero, non ho ancora completato le simulazioni con i prezzi del metano e dell’energia elettrica di ieri, di oggi perché gli aumenti vertiginosi li abbiamo avuti ieri e oggi. Il salto a 200 euro, vedo in questo momento, per megawatt/ora del metano e dell’energia elettrica a 483 sono di questa mattina. In un giornale economico, letto questa mattina, c’è un articolo che dice che nelle abitazioni domestiche converrebbe mettere un gruppo elettrogeno, andare a benzina e prodursi energia elettrica, spenderebbe ancora di meno. Nonostante il petrolio sia andato a 140 dollari, il metano è andato “fuori per fuori”. Quindi la speranza di tutti, secondo me, è che vi sia un ripiegamento perché numeri così importanti, se dovessero andare avanti per tanto tempo, metterebbero in ginocchio tante realtà produttive, intere filiere…».

Intere filiere? Questo vuol dire che la crisi sarebbe davvero devastante…

«Di sicuro non è un problema della singola azienda, ma di filiere. Quando si comincia a fermare una filiera come la nostra, come tante altre, non si riesce a servire il mercato a valle e se si ferma il mercato a valle si ferma anche il cliente del cliente, per cui si crea una reazione a catena con impatti devastanti sull’economia. Quindi bisogna cercare di resistere anche per non demolire le organizzazioni delle aziende. Ogni azienda, infatti, ha una sua organizzazione, ha impiegato molto tempo ed energie per assumere e formare persone e quando poi cominci a fare operazioni di contrazione di capacità produttiva o di riduzione, è chiaro che vai a demolire un assetto dell’organizzazione che è un patrimonio».

Argomenti:economia

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi